Report segreto su Portovesme, inferno di veleni che aspetta le bonifiche

La rotta per la nuova centrale a carbone da 285 mwt che la Rusal-Eurallumina vuole realizzare a Portovesme è tracciata: già benedetto dal governo con 100 milioni di euro (74 di agevolazioni) e sottoposto a valutazione d’impatto ambientale, il progetto della newco ‘Euralenergy’ che vede soci in affari Rusal e regione tramite la finanziaria Sfirs attende il parere del Savi e verrà presentato giovedì alla cittadinanza. Insomma, da qui a poco un nuovo impianto a carbone potrebbe aggiungersi ai due dell’Enel già presenti nel polo industriale che dista poche centinaia di metri dal centro abitato di Portoscuso. Sempre che il servizio Valutazione e Impatti Ambientali dell’Assessorato all’ambiente decida di approvare il progetto presentato dalla newco. Ma un report segreto lancia l’allarme: a Portovesme e dintorni, le emissioni di cadmio, arsenico, piombo fanno registrare i massimi valori medi regionali.

Si tratta di dati confermati dalla relazione annuale dell’Arpas sulla qualità dell’aria che esegue indagini sulla presenza dei metalli pesanti a partire dalle polveri Pm 10 rimaste imprigionate nei filtri della centralina (mentre non vengono effettuate verifiche sulle polveri più sottili). Ed è sempre il report a indicare nelle centrali che bruciano il fossile le maggiori responsabili della diffusione di gran parte di questi inquinanti. A onor del vero, il documento precisa che, ufficialmente, la qualità dell’aria di Portoscuso è nella norma. E anche in questo caso si tratta di un’affermazione verificata alla luce dei dati forniti da Arpas. Il report sostiene, però, che i valori di numerosi inquinanti rientrerebbero nella fascia più bassa – come quella registrata nelle aree meno antropizzate del centro Sardegna – in quanto la metodica di quantificazione adottata non considera le emissioni diffuse di orgine industriale tipiche dell’area. Tornando ai dati ufficiali, è la stessa Arpas ad evidenziare che le ricadute riscontrate nell’area denominata Casa Figus, nel centro abitato di Portoscuso (Palazzo Gardenia) e in località Perdaias, a est dell’area industriale, sono in ogni caso rilevanti.

piombo 2009-2012Se quella di Portoscuso non può essere considerata aria di montagna, la situazione delle acque sotterranee è invece da codice rosso. Per avere un’idea di cosa ci sia proprio sotto gli impianti dell’Eurallumina, si può andare a vedere cosa rilevano le analisi condotte sui campioni prelevati nell’ambito dei monitoraggi attivati dal Piano di disinquinamento per il risanamento ambientale del Sulcis – Iglesiente – Guspinese. Qui, i quattro piezometri presenti (tubi che portano alle acque sotterranee) fanno rilevare sistematici superamenti dei limiti-soglia per fluoruri, solfati, arsenico, alluminio, cadmio e addirittura vanadio. Non va meglio poco più in là, negli stabilimenti dell’ex Alcoa, alla Portovesme srl o sotto gli impianti Enel. Nei tre punti di campionamento all’interno degli impianti Alcoa, si rilevano infatti superamenti sistematici per solfati, mercurio, selenio, cadmio, nichel e zinco. Le analisi delle acque sotterranee presenti sotto le due centrali Enel fanno invece segnare superamenti per alluminio, arsenico, boro, cadmio, cromo, ferro, manganese, selenio, tallio, idrocarburi policiclici aromatici, alifati clorurati cancerogenie policlorobifenili. In pratica, un’intera tavola degli elementi.

E sempre all’interno della centrale Enel, nel corso di una conferenza di servizi svoltasi al ministero dell’Ambiente, si è ribadito che occorre trovare in fretta una soluzione ai depositi di ceneri di carbone parzialmente ricoperti da terreni di riporto. Se poi la Portovesme srl è il regno del piombo, non mancano in ogni caso tutti gli altri inquinanti fin qui menzionati, tallio compreso. Nel verbale di un’altra conferenza di servizi, si legge che “nell’area del Sin Iglesiente potrà essere consentita la realizzazione di opere civili o industriali solo a seguito di redazione ed esecuzione di un adeguato piano di caratterizzazione i cui risultati attestino che il sito, ai sensi del dlgs 152/2006 è risultato non contaminato. Se il sito risultasse contaminato, le opere che possono interferire con le matrici ambientali contaminate potranno essere realizzate solo a seguito dell’esecuzione di adeguate attività di messa in sicurezza di emergenza e/o bonifica”. Ma dal 2013 ad oggi sembrano passati decenni e l’Eurallumina sta collezionando tutte le autorizzazioni del caso per il rilancio degli impianti, nonostante sia indubbio che l’intera area di Portovesme e gli stabilimenti della società che lavora l’allumina siano ancora fortemente contaminate “e un progetto di bonifica del sito debba essere ancora approvato. Al momento sono stati rimossi solo pochi rifiuti, ma c’è ancora molto da fare”, spiega l’asessore all’ambiente del comune di Portoscuso Ignazio Atzori. 

Per completare il quadro, occorre anche precisare che i veleni non rimangono certo fermi, anzi si estendono a macchia d’olio nelle aree esterne al polo. Il monitoraggio del suolo in diversi punti del territorio comunale di Portoscuso mette infatti in evidenza una forte contaminazione da cadmio, piombo e zinco. Sono, infatti, costanti i superamenti rispetto alle tabelle di riferimento sia per le aree verdi-residenziali che per quelle industriali. A preoccupare sono i picchi di piombo registrati nei suoli Portoscuso (che detiene il primato con oltre 3000 mg/kg di piombo per kg di terra, circa 2 volte il limite), Gonnesa e Carbonia. Proprio il piombo ha fatto registare nuove preoccupanti concentrazioni nel 2013, pari a oltre il doppio della soglia consentita, dopo un abbassamento dei livelli nell’ultimo trimestre del 2012.

Sempre a Portoscuso, nel 2012 lo zinco ha invece fatto registrare concentrazioni di 10.000 mg per kg di terra contro i 200 mg di Sant’Antioco o i 450 di San Giovanni Suergiu ovvero quattro volte il limite. Is Perdaias, Casa Figus e Generuxi sono tra le aree più inquinate.

Logico che a causa del mix di veleni sprigionato dall”epicentro’ Portovesme ci siano ripercussioni sulla catena agro-alimentare. A Portoscuso, si sono rilevate concentrazioni in eccesso di cadmio e piombo nell’ortofrutta, di cadmio, mercurio e piombo nel foraggio, di cadmio e piombo nelle uve, anche se lavate. E nelle olive, seppur lavate, il cadmio supera di otto volte il limite. E’, invece, del marzo 2014 l’ordinanza comunale che vieta il consumo di latte ovino per riscontrata presenza di piombo, anche in questo caso superiore ai limiti di legge, e impone la distruzione del latte caprino a causa della presenza di diossine, che i report ufficiali danno sempre sotto i valori obiettivo.

Piero Loi

 

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