Su Quirra e dintorni c’è più silenzio del solito. Silenzio dal tribunale di Lanusei perché l’inchiesta della Procura per presunto disastro ambientale ha tempi lunghi. Silenzio dai due paesi coinvolti, a cavallo tra Ogliastra e Sarrabus, Perdasdefogu e Villaputzu. Ma su entrambi i fronti si lavora. E mentre slitta la decisione sul rinvio a giudizio delle 20 persone coinvolte, tra militari e civili, slitta anche il destino immediato e futuro del Pisq (Poligono interforze del salto di Quirra).
Tra annunciate dismissioni o riconversioni che dir si voglia. Intanto nel Poligono più grande d’Europa le attività sperimentali sono sospese, si va avanti solo con quelle “in bianco”. Niente esplosioni, solo guerra elettronica. E così succede che la Vitrociset, multinazionale che supporta da sempre il funzionamento degli strumenti con oltre 100 tecnici specializzati, riorganizzi il personale. In una parola: ristrutturazioni e trasferimenti. Sarà per questo campanello d’allarme, sarà per dare comunque un segnale che il Consiglio comunale di Perdasdefogu ha votato all’unanimità una delibera ad hoc (leggi). L’oggetto del documento del 7 febbraio, in piena campagna elettorale per le Regionali, è “Problematiche Poligono Interforze Salto di Quirra”. Ma in realtà è più un libro dei sogni, una lista di ipotesi di trasformazione. Con l’intento di far diventare quello che fuori dal paese considerano “il poligono dei veleni” una base gestita come un’azienda, in modo manageriale. E più produttivo.
Nessun accenno nel documento all’inchiesta aperta dal pm Domenico Fiordalisi ormai tre anni fa, nessun accenno alle potenziali conseguenze della presenza militare con le terribili morti sospette per tumori e linfomi. Così si legge «Viste le gravi perdite subite, sia in termini d’immagine che di danno all’economia locale, a causa della vicenda Quirra». Sottinteso “giudiziaria”. Il presupposto dichiarato dal sindaco, Mariano Carta, è: «Conciliare salute e lavoro in un territorio già sofferente».
Militari, venite a noi. D’altronde è il punto di vista degli abitanti che hanno sempre difeso la presenza del Poligono con manifestazioni colorate e partecipate. E dalla ventilata liberazione dalle servitù militari della Sardegna si passa addirittura al punto d) della delibera: “Incremento della presenza con nuovi reparti Pisq”. È appunto il rilancio e non in chiave civile. La proposta è argomentata: “In una regione come la nostra, dove vi è aperta avversione alle istallazioni militari ed in un contesto nazionale che prevede una profonda ristrutturazione delle forze armate, la popolazione di Perdasdefogu, tradizionalmente, non ha invece mai nascosto il proprio favore. Sarebbe pertanto auspicabile la dislocazione permanente presso il Poligono di almeno un nuovo reparto allo scopo di incrementare la presenza di personale del quadro permanente”.
Dal distretto aerospaziale al centro antincendi. E poi ci sono gli altri progetti di cui il Consiglio comunale auspica la realizzazione in cui la conversione c’è, ma a tratti. Si chiede “La realizzazione di un centro di sopravvivenza e aerosoccorso interforze e di protezione civile”. Un vero e proprio campo per addestrare i militari, ovviamente, ai nuovi scenari di guerra. Aperto anche ad altri osservatori, come giornalisti e chi lavora nelle associazioni umanitarie. Si passa poi al “Ripristino delle attività di Soccorso Nazionale e antincendio effettuate dalla Squadriglia Elicotteri di Perdasdefogu rispettivamente negli anni ’70, ’80 e ’90 e nel biennio ’03-’04”. E si torna sui progetti più recenti, legati anche al distretto aerospaziale. E quindi, ecco di nuovo: “Ripresa ed incremento delle attività addestrative e sperimentali del Poligono” con chiaro riferimento agli Uav, i droni. Ricerca, ma non solo. Anzi, si propone la “Realizzazione nel PISQ di un poligono di tiro coperto per armi corte e lunghe per le Forze armate e gli altri corpi armati dello stato”. E ancora “Realizzazione nel PISQ di uno scenario specifico per le operazioni in Iraq e Afghanistan, quali la realizzazione di villaggi per le esercitazioni operative del personale delle forze speciali”. Lo spazio d’altronde c’è.
Il libro dei sogni, tutto da scrivere. Ma di queste proposte quale è quella più vicina alla realtà? Praticamente nessuna. Tra i buoni propositi, appunto, tutto tace. Mentre a gennaio l’ormai ex ministro della Difesa, Mario Mauro, aveva definito «indispensabili» le basi militari in Sardegna. «Nessuno ha mai visto i progetti di cui si parla – dice ancora il sindaco di Perdas, Mariano Carta – la conversione verso il civile è un libro tutto da scrivere». Il perché della delibera, dice il primo cittadino, sta proprio nella voglia di dare un segnale, tra le avvisaglie sottotraccia che tutto si fermi davvero. E non è un caso che l’iniziativa non si stata concordata con l’altro primo cittadino coinvolto, Fernando Codonesu, sindaco di Villaputzu. «Al di là delle posizioni ideologiche a noi interessano le ricadute occupazionali. Senza giocare, ovviamente, tra la salute e il lavoro – ripete ancora Carta – Ma c’è da precisare che le attività degli ultimi tempi sono molto diverse da quelle degli anni ’70, assolutamente meno impattanti». Secondo lui, in Sardegna, e non solo: «Si fa a gara per avere una presenza di quel tipo, senza divisa da falsi pacifisti». E cita l’esempio di Nuoro, del sindaco Pd, e della caserma di Pratosardo, con nuovi reparti militari.
Il suo è un discorso pragmatico, di buste paga e del futuro di Perdas, meno di 2mila abitanti, la cui economia deve tanto alla base. «I militari non perderanno il loro posto, lo sappiamo. Andranno da un’altra parte. Ma qui che si deve fare? Perché le aziende dovrebbero investire in Ogliastra, senza, per esempio, una fiscalità di vantaggio?». La delibera ora sarà sottoposta al nuovo presidente della Regione, Francesco Pigliaru. «Ci sono interi paesi, nell’Isola, che vivono esclusivamente di cantieri forestali, non produttivi. È un freno allo spopolamento definitivo. Se il sacrificio che ci viene chiesto, a livello regionale, è chiudere il paese, lo faremo. Emigreremo tutti! Ma non senza lottare, questo è chiaro».
Monia Melis