Elezioni provinciali a rischio in Sardegna: il sindaco di San Gavino Monreale, Carlo Tomasi, ha fatto opposizione al Tar contro il decreto del presidente Francesco Pigliaru che ha indetto per il 27 marzo l’apertura delle urne. La chiamata al voto riguarda solo le fasce tricolori, visto che la legge regionale 2 di febbraio 2016 ha cancellato le nuove Province di Olbia-Tempio, Sulcis, Ogliastra e Medio Campidano e trasformato quelle storiche di Cagliari (Sud Sardegna), Oristano, Nuoro e Sassari in enti di secondo livello, per cui non sono più i cittadini a decidere la rappresentanza interna.
È stato l’avvocato Gian Luigi Machiavelli a depositare il ricorso (è lo stesso legale che, sempre davanti al Tribunale amministrativo, ha ottenuto l’annullamento del concorso in Regione per venti dirigenti). L’opposizione, firmata anche da Mauro Tronci, ruota intorno all’articolo 26 della legge 2, il quale recita: “Sono eleggibili alla carica di presidente della Provincia i sindaci dei Comuni della medesima il cui mandato non scada prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni”.
Con questa norma, alle urne del 27 marzo non possono presentarsi né i sindaci che hanno vinto le Comunali il 26 maggio del 2013 né quelli eletti il 25 maggio 2014. Nel primo caso, alle fasce tricolori mancano due mesi di mandato. E nell’elenco rientrano i Municipi di Assemini, Decimomannu, Donori, Maracalagonis, Ortacesus, Senorbì, Teulada, Villaspeciosa, Sarule, Sindia, Cheremule, Putifigari, Sedini, Ales, Boroneddu, Cabras, Modolo, Narbolia, Nughedu Santa Vittoria, Pompu, Simala, Villaverde, Fluminimaggiore, Iglesias, Collinas, Furtei, Jerzu, Seui, Aglientu e Budoni. Nel caso dei sindaci in carica dal 2014, questi non possono partecipare alle elezioni perché dal voto del prossimo 27 marzo hanno a disposizione quattordici di mesi di mandato. A questo gruppo appartengono i Comuni di Guasila, Villasimius, Donori, Alghero, Castelsardo, Galtellì, Irgoli, Illorai, Sassari, Sorso, Bosa, Genoni, Sorradile, Calasetta, San Gavino Monreale, Serrenti, Tortolì, Villagrande Strisaili e Golfo Aranci. Quindi in totale cinquanta Municipi.
Ma lo stesso meccanismo di esclusione è destinato a scattare anche con le elezioni provinciali del 2023, quando alle urne non potranno presentarsi saranno le fasce tricolori elette nel 2018 e nel 2019. Per questo il sindaco di San Gavino Monreale, che è stato consigliere nella provincia soppressa del Medio Campidano, ha affidato il ricorso agli avvocati Machiavelli e Tronci che, al momento, lo hanno solo notificato per dare alla Regione la possibilità di correggere quello che per il legale è un errore.
I legali hanno esposto due diverse tesi, su cui dovranno esprimersi i giudici amministrativi. Se l’articolo 26 della legge 2 viene interpretato in maniera “letterale e acritica” – si legge -, il Tar può arrivare a sollevare l’eccezione di incostituzionalità, ciò che renderebbe nulla la riforma del 2016. E questo perché risulterebbe leso il diritto di elettorato di numerosi sindaci e con esso la rappresentatività di una importante porzione di territorio regionale. Se invece all’articolo 26 si dà una lettura meno stringente e il divieto di elezione nelle Province risulta esteso ai soli sindaci al secondo mandato (ovvero non più ricandidabili), in caso di accoglimento dell’opposizione da parte del Tar sarebbe nullo il solo decreto Pigliaru col quale sono state indette le elezioni.
A questo punto è facile immaginare che tra i sindaci, rappresentanti dall’Anci Sardegna, e la Regione possa cominciare una mediazione, sempre per il tramite degli avvocati Machiavelli e Tronci, che ha deciso di limitarsi alla notifica del ricorso proprio per evitare una eventuale paralisi istituzionale.
Al. Car.
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