Pinotti: “Uranio nei poligoni problema inesistente”. Ma i dubbi restano

“L’Italia non ha mai acquisito né mai ha utilizzo munizioni all’uranio impoverito, né nei teatri di guerra né all’interno dei poligoni”: così il ministro della Difesa Roberta Pinotti nel corso dell’audizione tenuta oggi di fronte alla Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito. Quando, poi, le domande della Commissione la costringono a precisare: “Ho parlato dell’uranio impoverito in riferimento alle armi che sono e sono state date in dotazione all’esercito italiano – spiega la Pinotti. Non ho dunque affermato che non è mai esistito l’utilizzo di uranio nei teatri di guerra in cui siamo stati, io sto dicendo che le armi utilizzate dall’esercito italiano, anche all’interno dei poligoni, non contengono uranio. E questo è un dato oggettivo“.

“Precisare che l’esercito italiano non ha mai utilizzato munizioni all’uranio impoverito non significa affermare che altri abbiano fatto lo stesso, specie nei poligoni sardi, dove si addestrano forze armate di diverse nazionalità”, attacca Roberto Cotti (M5s). Anche perché – continua il senatore cagliaritano sappiamo fin troppo bene che alla Difesa, per escludere l’ipotesi che sia stato utilizzato armamento all’uranio impoverito nei propri poligoni, basta una semplice autocertificazione delle forze armate ospitate nei poligoni”.

Nel corso della giornata che segna la conclusione di una prima fase di lavoro della Commissione guidata dal deputato Gian Piero Scanu, finora concentratasi in modo particolare sul problema della sicurezza dei militari e le procedure degli indennizi, la discussione sterza dunque su uranio impoverito e poligoni. Oltre che dai deputati Giulia Grillo e Gianluca Rizzo, entrambi del M5s, critiche alla Pinotti sono arrivate anche dal deputato Mauro Pili (Unidos), per il quale, “sull’utilizzo dell’uranio il ministro viene contraddetto da diverse sentenze relative alle cause di servizio di numerosi militari. È provato, poi, continua Pili che all’interno dei poligoni siano stati utilizzati armamenti contenenti sostanze radioattive, visto l’impiego di missili Milan, contenenti Torio, e Tomahawk, arricchiti all’uranio impoverito. E – sempre secondo Pili – non mancherebbero le testimonianze di alcuni militari che hanno prestato servizio nella base di Quirra”.

Nel rispondere al deputato di Unidos, il ministro della Difesa sostiene che “l’onorevole Pili dice di essere certo di questioni che, per quanto riguarda il Salto di Quirra, anche la magistratura ha rilevato essere inesistenti. Se non ricordo male, c’è stata un’indagine della magistratura che aveva sequestrato l’area del Salto di Quirra per verificare quali potevano essere i fattori di inquinamento ambientale e, alla fine di queste indagini, ha escluso la presenza di problemi di questo tipo”. Sulle dichiarazioni del ministro, interviene anche Cotti, che ricorda: “Su Quirra c’è ancora un processo in corso”.

Visto il riferimento al sequestro dell’area, è probabile che la Pinotti faccia riferimento alle indagini condotte dal pm Domenico Fiordalisi nel 2011, anno in cui su ampie parti del poligono ogliastrino vennero apposti i sigilli. Eppure, come riferito dallo stesso Fiordalisi nel corso di una sua audizione tenuta di fronte alla precedente Commissione parlamentare sull’uranio impoverito, “all’interno del Poligono interforze sono stati registrati elevati tassi di metalli pesanti e Torio”. Mentre, per quanto riguarda l‘uranio, sempre secondo Fiordalisi, “a Quirra i campionamenti sono stati effettuati solo ‘a maglie larghe’ e sono stati presi in considerazione solo licheni ed altri accumulatori biologici che concentrano meno uranio impoverito di altri, e le misurazioni effettuate sono risultate inidonee ad individuare tale sostanza. Mentre il trizio, sostanza radioattiva presente nelle valvole dei missili Nike, non è stato ricercato”. Questo lo stato delle analisi ambientali all’indomani del dissequestro del poligono.

Sempre a proposito della presenza di sostanze radioattive all’interno del Poligono di Quirra, in una relazione dell’Arpa Sardegna si legge che  “nelle zone D e E del poligono, dove non sono note mineralizzazioni, si riscontrano anomalie dell’uranio, del torio e del tungsteno (oltre a vari metalli pesanti) non spiegabili ‘naturalmente’”.

In ogni caso, le aree della base militare per cui erano scattati i sigilli della Procura a maggio del 2011 vennero dissequestrate dallo stesso Fiordalisi nel settembre dello stesso anno a seguito dell’impegno assunto dall’Amministrazione militare di mettere in sicurezza la zona, con la recinzione di aree contaminate, con la bonifica e con la decisione di non rinnovare le convenzioni che, in passato, avevano consentito il pascolo sul territorio inquinato.

Piero Loi

Twitter @piero_loi

 

 

 

 

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share