La Procura ha disposto nuovi accertamenti su alcuni reperti trovati nella casa dove viveva Silvia Caramazza, la commercialista uccisa a Bologna. Il corpo della donna era stato trovato il 27 nel congelatore e l’unico indagato è il compagno Giulio Caria, in carcere dal 29 dello stesso mese, quando venne fermato in Sardegna: da allora ha sempre detto di essere innocente. Il pm Maria Gabriella Tavano ha disposto un accertamento tecnico irripetibile volto a cercare impronte digitali e tracce di dna su oggetti ritrovati dalla polizia Scientifica in un sopralluogo a luglio nell’appartamento di viale Aldini.
Si tratta di un’integrazione alla consulenza più complessiva sui reperti, anche in questo caso affidata alla dott.ssa Susy Pelotti, con 20 giorni di tempo per gli esiti. Saranno analizzate le chiavi del freezer, alcuni sacchi dell’immondizia e alcune stecche metalliche. Il conferimento si è svolto in mattinata in Procura, alla presenza di tutte le parti coinvolte: i familiari della giovane sono rappresentati in parte dall’avv. Federico Canova, in parte dall’avv. Fabio Pancaldi; l’indagato, dall’avv. Gennaro Lupo; l’ex marito, dall’avv. Emilio Paolo Rogari. Nei prossimi giorni è probabile che Caria venga sentito dal pubblico ministero.