La “contaminazione” del suolo, del sottosuolo e delle acque di falda “dell’area dove sorge lo stabilimento Sarlux” di Sarroch (ex Saras) risulta effettivamente riconducibile alle attività dell’azienda, che ha provveduto alla messa in sicurezza della falda realizzando “una barriera idraulica costituita da 46 pozzi”. Manca però la messa in sicurezza “operativa”: il progetto è stato approvato in conferenza di servizi un anno fa, il 2 luglio 2015, “ed è in fase di perfezionamento il relativo decreto di approvazione finale”, che spetta al ministero dell’Ambiente. Si tratta di tempi tecnici in linea con la complessità della procedura, che deve tener conto delle varie prescrizioni e degli adeguamenti richiesti in corso d’opera. Sul versante della bonifica dei suoli, l’analisi di rischio è invece stata approvata il 30 dicembre scorso e “attualmente si è in attesa del progetto di bonifica” che deve essere presentato da Sarlux. Sono tutte informazioni messe nero su bianco dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti (guarda) nella risposta ad un’interrogazione presentata tre anni fa da un gruppo di senatori del Movimento 5 Stelle (primo firmatario Roberto Cotti).
L’iniziativa parlamentare aveva preso spunto dalla causa intentata contro la Saras da Carlo Romanino, un imprenditore agricolo di Sarroch che aveva dovuto chiudere l’azienda di famiglia – 10mila metri quadri di terreno in località Leonaxi, a poche centinaia di metri da una delle raffinerie più grandi d’Europa – perché il terreno e le falde acquifere erano contaminate. Il colpevole, secondo il legali di Romanino, andava cercato nell’attività della raffineria. E una relazione commissionata dall’imprenditore al geologo cagliaritano Manlio Aime, aveva riscontrato la forte concentrazione di antimonio, arsenico, nichel, piombo, vanadio, rame e zinco. Dal canto suo, la Saras aveva respinto le accuse, chiedendo anzi un maxi risarcimento a Romanino, reo di aver avviato un “lite temeraria”. Inoltre, scrivevano gli avvocati del colosso della raffinazione, “la Saras contesta con decisione l’attribuibilità di qualsiasi inquinamento ambientale all’attività produttiva del suo impianto di produzione”.
A distanza di tre anni, il ministro riporta i dati sulla contaminazione riscontrata nell’area Sarlux. In particolare, sui suoli la “principale contaminazione” è relativa ai parametri di sostanze come: cromo, rame, vanadio, idrocarburi pesanti. Più lunga la lista sulle sostanze presenti nella falda acquifera: idrocarburi totali, solfati, manganese, nichel, benzene, toluene, etilbenzene, xilene, stirene, policlorobifenili, metil-t-butil etere, nitriti, idrocarburi policiclici aromatici.
Per arginare il problema, l’azienda “ha provveduto ad attivare le necessarie misure di sicurezza” posizionando “una barriera idraulica costituita da 46 pozzi, di cui 26 in linea mediana, 12 fronte mare, 7 a monte idrogeologico e un ravvenamento a sud dello stabilimento”, scrive Galletti. Si tratta di un intervento datato, come si evince dai numeri forniti dal ministro: “Tra il 2007 e il 2009, i 26 pozzi hanno recuperato 800 metri cubi di Lnpl“, come il benzene e gli oli combustibili.
L’esponente del Governo Renzi ricorda che la raffineria di Sarroch è stato uno dei primi impianti ad essere dotato di Aia (Autorizzazione integrata ambientale) da parte del ministero nel marzo del 2009 e attualmente sono in corso otto aggiornamenti dopo i diciotto già approvati dal 2009 a oggi. Il più importante è di certo il complessivo riesame dell’intera Autorizzazione integrata ambientale, avviato l’otto aprile del 2016.
“L’istruttoria di tale ultimo procedimento – conclude Galletti – potrà, in particolare, essere l’occasione per rivalutare ogni aspetto dell’autorizzazione, anche con riferimento a possibili criticità sul territorio rappresentate dalle amministrazioni chiamate a partecipare alle conferenze di servizi”.
“Oggi si arriva a questa conclusione – ha commentato Stefano Deliperi, del Gruppo di intervento giuridico – ma non dimentichiamo che abbiamo a che fare con 50 anni di inquinamento. Sono cinque decenni di pregresso. Speriamo ora si dia attuazione al piano di disinquinamento in tempi brevissimi. Magari faranno un nuovo contrato con Gavino Sanna per la pubblicità (il riferimento è al battage pubblicitario promosso da Saras pochi anni fa, ndr) ma oggi i fatti sono questi: la gazzosa la lasciamo ad altri”.
Pablo Sole