Porto Torres, riparte il processo per la “darsena dei veleni”

Giornata importante per la controversa vicenda giudiziaria della “darsena dei veleni” di Porto Torres. Potrebbe arrivare oggi la richiesta di rinvio a giudizio degli otto indagati, dirigenti di Syndial e Polimeri Europa. Solo dopo la deposizione degli esperti il pm Paolo Piras deciderà se procedere o rinunciare all’azione penale e andare verso la richiesta di archiviazione.

Nel registro degli indagati ci sono il rappresentante legale di Syndial Spa, Alberto Chiarini, il responsabile gestione siti da bonificare Francesco Papate, il responsabile Taf Management (Taf è l’impianto per trattamento acque di falda) Oscar Cappellazzo, il responsabile area operativa Taf Gian Antonio Saggese, il responsabile salute ambiente sicurezza del Taf Francesco Leone, il rappresentante legale di Polimeri Europa Daniele Ferrari, il direttore di stabilimento Paolo Zuccarini e il responsabile della sezione Hse (Salute, sicurezza, ambiente) Daniele Rancati. Sono accusati di aver cagionato un disastro ambientale e non aver adottato cautele per evitare che sostanze inquinanti venissero sversate in mare. I periti del gip che dovranno relazionare sull’ambiente sono Lino Colombo, ordinario di Chimica Organica nell’Università di Pavia, Mauro Sanna, chimico industriale, Rino Felici, funzionario prevenzione ambiente, Nazzareno Santilli, ingegnere chimico dell’Ispra di Roma e il geologo Bruno Grego.

Questa mattina un centinaio di ambientalisti hanno fatto un sit-in di fronte al Tribunale di Sassari, dove si svolge l’udienza del Gip per l’accusa di inquinamento nei confronti di otto indagati. I manifestanti, attivisti del Comitato di azione, protezione e sostenibilità per il Nord Sardegna, chiedono a gran voce le bonifiche nel sito di interesse nazionale (Sin) di Porto Torres. Lì l’inquinamento di acque, falde ed aria metterebbe a rischio, secondo i manifestanti, chi ci lavora e vive. “Iniziamo dalle bonifiche” hanno scritto sullo striscione affisso sulla facciata del Tribunale, in attesa dell’esito dell’udienza davanti al Gip Antonello Spanu durante la quale oggi saranno ascoltati i periti che hanno eseguito le analisi delle acque di Porto Torres.

Anche la sinistra indipendentista sarda ha aderito alla manifestazione e punta il dito contro Eni, responsabile secondo A Manca pro s’Indipendentzia, “di un disastro, non sono ambientale ma anche occupazionale e morale: deve pagare. L’Eni ha infatti lasciato agli altri competitors internazionali il settore chimico, in cambio delle proprie mani libere su gas ed energia, specie in Russia e in Africa, impedendo ogni transazione a terzi e ha smantellato come ferro vecchio la produzione di PVC lasciando sul lastrico gli operai. È arrivato il momento di smetterla di fare la guerra tra poveri, come se difesa dell’ambiente e della salute e difesa dei diritti dei lavoratori non fossero due facce della stessa medaglia”.

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