Mamone, protesta del personale: mancano mezzi e linee telefoniche

Gli agenti di polizia penitenziaria in stato di agitazione a Mamone: da venerdì è partita la denuncia contro disservizi e carenze che renderebbero sempre più difficile il lavoro nella Casa di Reclusione di Onanì, progettata per ospitare i detenuti con pena inferiore ai sei anni che vengono attivamente impiegati in lavori agricoli e allevamento.

Il direttore della Colonia Patrizia Incollu, il comandante di reparto Massimo Carollo, il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria Enrico Sbriglia si dicono impotenti davanti a diversi problemi primo tra tutti i mezzi di trasporto: oggi funzionano solo alcuni mezzi tra i quali quelli del Nucleo Traduzioni, una utilitaria ed un furgone per trasporto poliziotti entrambi a targa militare. A giorni, se non si interverrà con urgenza, la Colonia si bloccherà con l’alto rischio della chiusura delle varie Diramazioni.
Il Segretario Generale Aggiunto Regionale Giovanni Villa ha scritto un comunicato in cui dichiara: “Da tempo denunciamo diversi disservizi che aumentano giorno dopo giorno; ormai la questione dei mezzi è diventata la priorità assoluta ancor più della carenza di organico. Prima un’utilitaria e un furgone a nove posti a targa militare, quest’ultimo tra l’altro in prestito dall’istituto di Uta di Cagliari, venivano adoperati per rappresentanza e per il trasporto del personale di polizia penitenziaria; ora sono usati per la consegna del vitto dei detenuti. Tutto ricade sulle spalle dei colleghi che per non bloccare le attività della Colonia e dare una mano al direttore e al comandante si assumono responsabilità non di loro competenza. Questo accade da tempo e non capiamo perché l’amministrazione non intervenga. I mezzi che ho citato servono anche per il trasporto dei detenuti che dalle tre diramazioni di Nortiddi, Santissima Annunziata e S’Alcra vengono accompagnati per le varie incombenze come colloqui familiari, incontri con educatori, assistenti sociali, avvocati o per disbrigo pratiche nei vari uffici della centrale. Ci sono anche altri disservizi: questa estate, a causa di un forte temporale, sono saltate tutte le linee telefoniche fisse e mobili, alcune sono state riparate e altre no; il personale faceva la fila per poter lavorare in quelle poche postazioni internet funzionanti. Il centralino ancora non funziona perfettamente, tanto che non possiamo passare telefonate esterne agli interno. Per poter prendere la linea mobile ci si deve spostare in continuazione, non funziona neanche la linea Tim con cui l’amministrazione ha una convenzione per i telefoni di servizio. Dire che il carcere è abbandonato è un eufemismo. Altra questione riguarda la mancata corresponsione dei pagamenti delle missioni agenti  da gennaio di quest’anno, nonostante la normativa ne preveda il pagamento dopo un mese.

Ci sembra che l’amministrazione, non prendendo provvedimenti e non intervenendo per ripristinare un minimo di sicurezza e funzionalità, abbia deciso di mettere la parola fine al capitolo Mamone. Sarebbe una vera sconfitta non solo per l’amministrazione penitenziaria ma per tutto il sistema, specialmente oggi che si sta lavorando per un nuovo modello di detenzione  a sorveglianza dinamica e controllo attenuato, dove le colonie agricole devono essere una parte rilevante.

Per questo abbiamo proclamato lo stato di agitazione coinvolgendo anche la segreteria nazionale. Questa volta ci faremo sentire fino a Roma e la protesta andrà avanti a oltranza. Ci auguriamo che, come accaduto in passato, il dottor De Gesù, allora provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Sardegna, oggi direttore generale dell’ufficio beni e servizi del Dap, intervenga celermente. Ci aspettiamo risposte e interventi risolutivi in tempi brevi”.

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