Torna la paura a Capoterra: nel giorno in cui le strade sono chiuse per chilometri e tutto il territorio è devastato da inondazioni e allagamenti, la memoria va alla tragedia di 10 anni fa, quando quattro persone persero la vita a causa di una pioggia torrenziale che scaricò in poche ore milioni di metri cubi d’acqua e provocò una valaga di terra e detriti nel territorio capoterrese. Antonello Porcu e la suocera Licia Zucca furono trascinati dentro la loro auto dal fiume di fango a valle del Lago grande mentre cercavano di fuggire; stessa sorte per Anna Rita Lepori, travolta dal Rio San Girolamo in piena. Speranza Sollai morì annegata nel seminterrato della sua abitazione. Secondo le associazioni Amici della terra e Gruppo di intervento Giuridico si trattò di una catastrofe annunciata, causata da una spaventosa massa d’acqua che si riversò in un territorio abitato e edificato nonostante il ben noto rischio idrogeologico della zona. Nella stessa giornata, a poche decine di chilomentri di distanza, ci fu anche una quinta vittima: Mariano Spiga venne trascinato nella sua auto per oltre due chilometri da un fiume di fango.
Per la morte delle quattro vittime di Capoterra non c’è stato nessun colpevole: nel luglio 2017 il Tribunale di Cagliari ha assolto, perché il fatto non sussiste, tutti gli otto imputati, tra cui l’ex sindaco Giorgio Marongiu, accusato di non aver preso provvedimenti idonei dopo l’allerta meteo, Giovanni Calvisi, presidente della cooperativa Poggio dei Pini, Antonio Deplano, Gian Battista Novella e Sergio Virgilio Cocciu, rispettivamente direttore e funzionarii del Genio Civile, e gli ex capi compartimento regionali dell’Anas Giorgio Carboni e Bruno Brunelletti.
(Nella foto di Roberto Pili l’alluvione a Capoterra del 2008)