“Tre piccole vecchie mafiose che dirigono la baracca dell’Ifold (l’Istituto formazione lavoro donne, ndr)”. E ancora: “Un branco di ladroni mafiosi che rubano soldi pubblici” per organizzare un corso “mafioso-ridicolo-inutile”. Sono solo alcune delle affermazioni per le quali questa mattina l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Giulia Moi è stata rinviata a giudizio. Reato contestato: diffamazione. La decisione è stata assunta dal gup del Tribunale di Cagliari Giovanni Massidda su richiesta del pm Enrico Lussu. I fatti contestati risalgono al 2011, quando cioè la Moi non era ancora approdata a Bruxelles e dunque non godeva delle prerogative proprie dei parlamentari, a partire dall’insindacabilità sulle affermazioni rese da un politico nell’esercizio delle sue funzioni.
Il rinvio a giudizio è arrivato a seguito di una querela contro ignoti – gli strali contro l’ente di formazione erano anonimi – presentata per conto dell’Ifold dagli avvocati cagliaritani Massimo Massa, Alessandra Viana e Rita Dedola. Così come riportato nella richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pm Lussu, tra il 2011 e il 2012 un utente anonimo aveva inviato alcune email a diverse istituzioni – in primis la Regione – e ad alcuni giornali nazionali e commentato su diversi blog e sulla pagina Facebook Medio Campidano. Come appurato dalle indagini, l’autrice dei continui attacchi era proprio Giulia Moi.
Nel mirino, la dirigenza dell’Ifold e i corsi di formazione organizzati dall’istituto, ai quali aveva partecipato anche Moi, prima di esserne estromessa perché secondo i vertici dell’Ifold “non frequentava le lezioni”. L’attuale europarlamentare aveva così denunciato l’ente – ma il pm pochi giorni fa ha chiesto l’archiviazione – e, secondo quanto riportato dal pubblico ministero nella richiesta di rinvio a giudizio, aveva iniziato a diffamare i vertici dell’istituto.
“La qualità è vergognosa, il corso ridicolo, prendono milioni dalla Regione per corsi che sono una gran cag…”, scriveva Moi sei anni fa. Ancora più espliciti i commenti, sempre anonimi, su un blog e su Facebook. “Le signore […] dirigono la baracca”. “Controllate quanto rubano i nostri politici, please, Ifold”. E poi, sempre in riferimento ai corsi: “Se uno andasse in bagno a farsi una cag… avrebbe speso meglio il suo tempo”. Sulla dirigenza Ifold: “Sono tre piccole mafiose che dirigono la baracca” e “con successive e continue minacce la banda delle tre mafiose continuò imperterrita nella loro abituale ruberia di soldi pubblici”.
In un primo momento il pm Lussu aveva chiesto l’archiviazione ma il gip Maria Cristina Ornano ha chiesto la riformulazione delle accuse, optando in sostanza per l’imputazione coatta. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio, accolta stamane dal gup Massidda. Prossima udienza il 22 giugno.
Pablo Sole
(Foto di Carlo Martinelli)