ARCHIVIO. “Istinto predatorio della mentalità barbaricina”: le parole del procuratore Saieva

“Nella esecuzione di questi delitti si è trasfuso l’istinto predatorio (tipico della mentalità barbaricina) che stava alla base dei sequestri di persona a scopo di estorsione”. A voler essere buoni, quella pronunciata pochi giorni fa dal Procuratore di Cagliari Roberto Saieva in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario è una frase infelice. In tanti però ci vedono ignoranza e razzismo e c’è chi invoca addirittura una querela per diffamazione nei confronti dei sardi. Saieva, 64 anni, siciliano, approdato nell’Isola nel 2009 e da un anno a capo della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Cagliari, ha presenziato alla cerimonia per l’apertura dell’anno giudiziario dove si è illustrato il quadro della giustizia nell’Isola  dove ha presentato una relazione di 25 pagine (qui il testo completo).

Dopo l’intervento di Grazia Corradini, presidente della Corte D’Appello di Cagliari, Saieva ha preso la parola e pronunciato la sua relazione davanti a magistrati e funzionari dell’amministrazione giudiziaria sarda e davanti a un rappresentante del Ministero della Giustizia. Si è parlato della situazione degli uffici, dell’andamento della giustizia penale e civile, delle principali attività di indagine, di riforme e tendenze dei fenomeni criminali. E proprio in questo punto Roberto Saieva ha pronunciato la frase incriminata: parlando degli assalti ai portavalori, “organizzate con grande dispiegamento di uomini e mezzi”, il procuratore ha detto che “è agevole la considerazione che nella esecuzione di questi delitti si sia principalmente trasfuso l’istinto predatorio (tipico della mentalità barbaricina) che stava alla base dei sequestri di persona a scopo di estorsione, crimine che sembrerebbe ormai scomparso”. Non solo: parlando di omicidi, afferma che “sono delitti di impeto, talora connessi a situazioni di disagio personale e sociale, o riconducibili a dinamiche di criminalità comune, ovvero sorretti – e più spesso – da moventi che si radicano nella cultura degli ambienti agro-pastorali“.

Immediate le reazioni dal mondo politico sardo: Emilio Usula, esponente dei Rossomori in Consiglio Regionale, ha commentato in apertura dei lavori del Consiglio questo pomeriggio: “Queste parole non ci possono lasciare indifferenti. Credo che al di là di tutto siano concetti che trovano origine in uno sgradevole e inaccettabile pregiudizio nei confronti della gente di Barbagia e più in generale dei sardi portatori certo, ma con orgoglio, di una cultura agropastorale. Non è accettabile sentir parlare di ‘istinto predatorio tipico della mentalità barbaricina’. Non è accettabile che questo discorso lo faccia chicchessia ma diventa oltremodo pericoloso e direi sgradevole, e ancor più inaccettabile se questi concetti , questi pregiudizi, questi luoghi comuni banali e banalizzanti vengono espressi in una occasione e luogo solenni quale è appunto l’inaugurazione dell’anno Giudiziario. Credo che il dott. Saieva sia persona degnissima e competente e senza dubbio meritevole del massimo rispetto personale e del ruolo che ricopre. Ma mi chiedo se con queste argomentazioni non abbia dimostrato inadeguatezza al ruolo che è chiamato a ricoprire nella nostra terra . Siamo tutti sardi, siamo un solo Popolo, siamo tutti pastori perché siamo figli di quella cultura , di quei saperi, di quella fatica, con quella profonda e orgogliosa identità. Credo che il Popolo Sardo meriti maggior rispetto”.

Pier Franco Devias, leader della sinistra indipendentista, affida le sue considerazioni a un post su Facebook: “Che i colonialisti esprimano disprezzo e razzismo nei confronti dei colonizzati tutto sommato non mi stupisce: sono cose già viste tante volte e tipiche della loro prepotenza. La cosa che mi stupisce, invece, è la generale indifferenza dei Sardi – barbaricini e non – nei confronti di questi oltraggi alla loro dignità. Cioè se un Procuratore in Italia osasse parlare di ‘istinto tangentista tipico della mentalità milanese’ o di ‘istinto mafioso tipico della mentalità laziale’ sono certo che scoppierebbe uno scandalo incredibile e tutte le autorità politiche, i mezzi d’informazione, gli intellettuali insorgerebbero condannando con miliardi di parole e fiumi di inchiostro. Ma da noi invece regna un grande silenzio. Al massimo qualche borbottio, qualche rimprovero da parte di alcune testate online e qualche post su facebook… I nostri politici della Giunta suta ’e mesa, manco a dirlo, non sentono alcun dovere di difendere, davanti ad affermazioni apertamente razziste, l’onorabilità della gente di Sardigna. Dimostrando, ancora una volta, di essere solo servizievoli camerieri di chiunque venga ad amministrare la colonia. Del resto sarebbe necessario avere almeno un po’ di dignità umana per far notare a un Procuratore che proprio la nazione che lui rappresenta noi Sardi l’abbiamo sempre conosciuta nella sua ‘tipica natura predatoria’!”

Francesca Mulas

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