Rifiuti pericolosi in un terreno dell’Enel: scoperte sotto terra 45mila tonnellate

A circa tre metri di profondità in un terreno di proprietà di Enel Spa erano stati interrati rifiuti industriali pericolosi come oli sintetici, miscele bituminose contenenti catrame, scorie di cemento, fusti corrosi e lana di roccia e lana di vetro. È quanto hanno scoperto i militari delle Fiamme gialle del Reparto operativo aeronavale di Cagliari a Portovesme, nel comune di Portoscuso.

Il terreno – un’area grande 23mila metri quadri e in cui erano state interrate 45mila tonnellate di rifiuti pericolosi – è stato sequestrato su richiesta della Procura. Le indagini dei militari della Guardia di finanza, comandanti dal dal tenente colonnello Italo Splavieri, sono partite diverso tempo fa e sono state coordinate dai pm Marco Cocco e Andrea Vacca. I finanzieri della Stazione Navale con la collaborazione del personale dell’Arpas, hanno eseguito una serie di carotaggi all’interno dell’area industriale di pertinenza di Enel per verificare possibili contaminazioni del territorio dovuti allo smaltimento irregolare di scarti di lavorazione e altre sostanze nocive pericolose, spesso nascoste nel sottosuolo.

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Alle operazioni ha preso parte un consulente tecnico nominato dalla Procura che ha operato in stretta sinergia con gli investigatori, per verificare la natura e la provenienza dei rifiuti. “L’attività congiunta – spiegano dalle Fiamme gialle – ha permesso di individuare, e successivamente porre sotto sequestro per violazione dell’articolo 256 del decreto legislativo 152/2006 (Codice Ambientale), un’area di circa 23.000 metri quadrati all’interno della quale sono stati rinvenuti interrati agenti inquinanti catalogati come rifiuti pericolosi industriali di varia natura per un totale di oltre 45.000 tonnellate di materiale da destinare alla successiva bonifica”. Adesso sono in corso le indagini per stabilire chi ha interrato i rifiuti, individuare la provenienza e accertare tutte le responsabilità.

Nel pomeriggio Enel Produzione ha diramato una nota in cui ha precisato che l’azienda “sta collaborando in merito alle verifiche in corso circa i materiali rinvenuti e il cui smaltimento, secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, sarebbe avvenuto tra trenta e i cinquanta anni fa”.

 

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