Il versamento a mare di idrocarburi provenienti dalla Saras continua a scatenare polemiche. Il Gruppo d’intervento giuridico ha inoltrato una richiesta di informazioni a carattere ambientale per verificare la provenienza degli scarichi, la regolarità della procedura attivata e la presenza di rischi per la salute. “Sembrerebbe proprio che, in caso di forti piogge, la Saras sia autorizzata a inquinare il mare di Sarroch, tanto da ridurlo ad un denso liquido maleodorante, dove l’acqua marina rimane solo un’idea”, si legge in una nota di Grig firmata da Stefano Deliperi.
“Uno scenario apocalittico, se non fosse, invece, in base a quanto riportato dalla nota stampa diffusa dalla Saras, il risultato delle «procedure previste dal “Piano di emergenza piogge torrenziali”» della Sarlux «approvato dalle Autorità», ed evidentemente attivate nei giorni scorsi, in occasione delle piogge abbattutesi sulla nostra Isola. Infatti «durante la fase più critica delle piogge, si è reso necessario il momentaneo dirottamento al sistema di deflusso dello stabilimento, come da Piano e da informativa all’Autorità Marittima e all’amministrazione di Sarroch». Tutto è stato autorizzato, tutti sapevano, quindi tutto a posto?“, si chiede l’associazione ambientalista.
“Non proprio”, conclude Deliperi. “Non può esistere un preteso “diritto di inquinamento”, neanche in caso di forti piogge, neanche se si è “una delle più grandi raffinerie del Mediterraneo ad elevata complessità” e, al contrario, proprio per l’importante ruolo rivestito nel tessuto economico e sociale di questa terra, si dovrebbe adottare la migliore tecnologia, finalizzata a prevenire fenomeni di inquinamento dalle conseguenze non quantificabili e potenzialmente devastanti per l’intero territorio. Esiste un’etica anche per le industrie, non esiste solo il profitto. E laddove l’etica non bastasse, fortunatamente, il nostro Bel Paese ha ancora una normativa di tutela dell’ambiente e della salute pubblica che deve essere rispettata.
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