“Eppure solo pochi giorni fa dicevano che nei loro paesi non pioveva così tanto, che il Piano stralcio delle fasce fluviali era tutto sbagliato e bloccava lo sviluppo dei Comuni. Oggi chiederei a quegli stessi amministratori locali, in testa Terralba, se la pensano ancora allo stesso modo”. Fausto Pani è uno dei geologi che ha elaborato il Pai, il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico. E Pani non nasconde l’amarezza per la guerra che diversi sindaci hanno intentato contro il Piano delle fasce fluviali.
“Noi abbiamo solo fatto il nostro lavoro – racconta oggi il geologo -. Nel Pai abbiamo cioè indicato i rischi per la popolazione in base alle analisi dei dati storici. Parlano di ‘piena millenaria’? Ma anche una bicentenaria avrebbe causato gli stessi danni: è inutile nascondersi dietro queste cose. E soprattutto non è detto che se storicamente questi fenomeni avvengono ogni tot anni, non possano riproporsi anche a brevissima distanza l’uno dall’altro. Se i corsi d’acqua sono liberi, non si arriva a tragedie come questa. Il problema è che abbiamo creato una sorta di sistema idraulico artificiale: ai torrenti naturali abbiamo sostituito cemento, asfalto e mattoni e sono così diventati impermeabili. Si veda Olbia: negli ultimi 25 anni l’abitato si è esteso e ha occupato tutto. E i risultati – dice Pani – oggi si vedono purtroppo benissimo: l’acqua a monte si somma a quella che cade in città, non viene assorbita da alcun terreno, che non esiste quasi più, e diventa una forza incontenibile che trascina via tutto”.
Il geologo punta il dito contro gli amministratori locali e cita, oltre Uta, Olbia, Uras e Bosa, proprio Terralba. “Il Comune dell’oristanese, tra i più colpiti insieme a Olbia, ha combattuto a spada tratta contro il Piano delle fasce fluviali. Diceva che bloccava lo sviluppo, in primis edilizio. Noi, dati alla mano, nel Pai abbiamo semplicemente descritto una situazione contingente e abbiamo detto: c’è il rio Mogoro (che ieri ha esondato, ndr), che peraltro ha confini ben definiti. Se si continua a costruire, quando piove un po’ più del normale i danni non si conteranno. Loro rispondevano: ‘Macché, qui non piove così tanto'”.
Alcuni mesi fa, il Comitato spontaneo nato a Terralba per contrastare il Piano delle fasce fluviali, aveva sistemato dei manichini lungo la statale 131: il simbolo della morte del territorio legata all’approvazione del Piano delle fasce fluviali. E a metà settembre una delegazione composta dal sindaco Pietro Paolo Piras, da alcuni aderenti al Comitato e diversi residenti di Uta, Assemini e Decimomannu, aveva manifestato a Cagliari, sotto la sede dell’Autorità di bacino, per chiedere la cancellazione del Piano.
“Cosa si può fare per cambiare la situazione? Ad esempio – dice Pani – eliminare quella follia contenuta nelle norme in discussione in Regione, per cui si potrà concedere il cambio di destinazione d’uso degli scantinati. In ogni caso, diciamolo subito: i costi per la messa in sicurezza e la realizzazione delle misure di mitigazione, oggi, è di parecchio superiore a quelli che potevano essere gli accorgimenti da prendere nel tempo. Credo si parli di un costo spropositato. Anche perché dovremmo semplicemente smontare le città pezzo per pezzo”.
Pablo Sole
AGGIORNAMENTO
“Da sempre questa Amministrazione Comunale ha chiara la situazione di rischio idrogeologico che insiste su parte del proprio territorio. D’altra parte le risultanze dello studio commissionato alla società Ipros di Padova sono estremamente nette e perentorie in proposito. A dimostrazione, c’è una delibera del consiglio comunale, dalla quale si evince che l’oggetto del contendere tra la Regione e il Comune non era l’esistenza del rischio ma l’assoluta sproporzione dei vincoli che lo studio della Regione ci imponeva. Guarda caso, la natura ci ha dato purtroppo ragione: l’esondazione del Rio Mogoro è avvenuta esattamente nelle zone previste dallo studio Ipros e non in quelle previste dallo studio della Regione”. Lo scrive in una nota il sindaco di Terralba Pietro Paolo Piras.
(nell’immagine: Terralba, via Rio Mogoro. Dal profilo Facebook di Mauro Pili)