La questione del Centro della Protezione civile di Macchiareddu come il teatro dell’assurdo. La rappresentazione avviene oggi sulle pagine de l’Unione sarda. Ma il quotidiano di Cagliari non ha alcuna responsabilità nell’elaborazione del testo. Perché ha semplicemente raccolto, in tre diversi articoli, le testimonianze degli attori. I quali, sulla stessa vicenda, fanno affermazioni diametralmente opposte.
Il sindaco di Uta ( il paese nel cui territorio è stato edificato il Centro) Giuseppe Pibia nega nel modo più assoluto (nel titolo si parla addirittura di “colossale bufala”) che la zona sia a rischio-alluvioni: “L’area industriale del Cacip – afferma – è una delle poche aree del paese che non ricade nella zona ad alto rischio idrogeologico“. Nella pagina successiva la parola passa all’ingegner Giorgio Cicalò, responsabile della Protezione civile in Sardegna il quale, alla domanda sul perché il Centro non sia stato mai aperto, risponde testualmente: “Si trova a Macchiareddu, nell’area che secondo il Pai è a maggior rischio idrogeologico: si è allagata nel 1999 ed era difficilmente raggiungibile nel 2008. È chiaro che chi deve garantire aiuti non può dover essere soccorso. Inoltre, l’edificio è all’interno delle aree di evacuazione nei piani di emergenza per il rischio di incidente rilevante“.
Chi ha ragione? Ed ecco il terzo interlocutore, quello che, per la sua posizione, dovrebbe conoscere la verità: l’assessore regionale all’Ambiente Andrea Biancareddu. La domanda: “Perché il centro operativo costruito a Macchiareddu dieci anni fa non è stato mai aperto?” La risposta dell’Assessore: “Non so niente di questo centro, mi dispiace”.