Ha ucciso la moglie con dieci coltellate alla gola, al termine di una lite legata alla gelosia e alla separazione avvenuta due mesi fa, e che non riusciva ad accettare. Queste le ragioni che, ieri sera, a Iglesias, hanno spinto Gianni Murru, di 46 anni, ad assassinare Federica Madau, di 32, originaria di San Gavino Monreale. L’uomo, da ieri notte agli arresti, ha confessato di aver utilizzato un coltello, alla “Rambo” come lui stesso lo ha definito, colpendo con tanta forza la donna fino a rompere il manico dell’arma. Gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, e gli agenti del Commissariato di Iglesias, guidati da Fabrizio Figliola, hanno lavorato tutta la notte per ricostruire quanto accaduto al numero 4 di via S. Salvatore e stanno valutando anche l’accusa di premeditazione.
Le urla nella notte
La lite degenerata nel sangue è avvenuta alle 20.30. Murru si trovava in casa con le tre figlie. Aveva trascorso la giornata con loro, poi verso le 19.30 ha chiamato la moglie, con la quale non viveva più insieme da dicembre, per dirle di andare a prenderle. La giovane donna, che abitava con i genitori, ha raggiunto l’abitazione (guarda il video della telecamera di sorveglianza) e sul portone di casa ha trovato l’uomo. Secondo quanto accertato dagli investigatori, ha chiuso in casa le bimbe, portando via le chiavi, e quando ha aperto la porta alla moglie l’ha subito aggredita afferrandola per le spalle e la testa e spingendola sulle scale, poi si è avventato su di lei con il coltello. Quindi l’ha colpita con dieci coltellate. Una persona che transitava, sentendo le urla, ha chiamato la Polizia. Qui le FOTO.
Il coltello alla “Rambo”
Quando i poliziotti sono arrivati in via San Salvatore, Murru (nella foto accanto) ha aperto il portone e lasciato cadere accanto al cadavere della moglie il coltello da “Rambo” che aveva utilizzato per colpirla dieci volte al collo, quasi sgozzandola. Il coltello era sopra una lavatrice, nel sottoscala. Sul posto sono arrivati i medici del 118, ma per Federica Madau non c’è stato nulla da fare. A Iglesias in nottata è arrivato il pm di Turno, Danilo Tronci, il medico legale Roberto Demontis e gli specialisti della Scientifica. Il cadavere è stato spostato solo al termine degli accertamenti mentre le figlie in casa sono state affidate a un operatore socio sanitario, in attesa dei parenti.
Le denunce
Federica Madau aveva già denunciato due volte il marito, a gennaio e febbraio, e da quanto si apprende, lo aveva accusato di percosse. Mesi prima lo stesso Gianni Murru, aveva a sua volta querelato la moglie. Il clima era dunque teso da tempo. Murru, che recentemente aveva venduto l’attività commerciale di Tabaccheria e viveva grazie a piccoli lavoretti, pare non accettasse la volontà della moglie di separarsi. Alcuni mesi fa, al culmine di una furibonda lite erano anche intervenute le forze dell’ordine per calmare i coniugi, la situazione era stata segnalata anche ai servizi sociali. Il pm Danilo Tronci della Procura di Cagliari, che coordina le indagini, disporrà nelle prossime ore l’autopsia che sarà eseguita dal medico legale dottor Roberto Demontis.
La confessione
“L’ho uccisa”, ha detto Murru ieri sera ai poliziotti, ai quali si è consegnato senza opporre resistenza. E quando gli agenti hanno sentito piangere le bambine, hanno chiesto a Murru se avesse fatto male anche a loro: “No, le ho chiuse in casa, stanno bene”. Gli investigatori adesso valutano la premeditazione del delitto. L’uomo ieri sera dopo le 19:30 ha chiamato la moglie, dalla quale si stava separando, per dirle di andare a riprendere le piccole, di 4, 6 e 9 anni. Appena la giovane donna ha suonato il campanello, lui ha aperto la porta e, secondo quanto raccontato da due testimoni, l’ha afferrata per i capelli e trascinata all’interno, chiudendosi il portone alle spalle. L’ha quindi spinta sulle scale e, dopo aver afferrato il grosso coltello che teneva su una lavatrice, nel sottoscala, si è avventato su di lei uccidendola.
La paura di perdere le figlie
Si erano separati a dicembre dopo una furibonda lite culminata con le botte, a cui era seguita una denuncia, e negli ultimi due mesi, a seguito di un accordo stipulato con gli avvocati, poteva tenere le tre figlie dalle 15.30 alle 19.30, poi aveva l’obbligo di affidarle alla madre. Giovanni Murru, noto come Gianni, non si dava pace anche per questo: avvertiva un certo distacco dalle figlie, si sentiva allontanato e respinto e attribuiva la colpa alla moglie. Murru era geloso, sosteneva che la compagna avesse un’altra relazione.