Il pubblico ministero Marco Cocco ha chiesto cinque anni di condanna per Francesca Barracciu (Pd), accusata di peculato aggravato nell’ambito dell’inchiesta sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale relativi alla XIII legislatura (dal 2004 al 2009 ). La requisitoria del Pm è durata un’ora col magistrato inquirente che ha ricostruito gli spostamenti bancari di quegli 81mila euro per i quali l’ex sottosegretaria è finita sul banco degli imputati. Il collegio giudicante è presieduto da Massimo Costantino Poddighe (a latere Francesco Alterio e Andrea Mereu).
Il processo contro Francesca Barracciu – che è stata consigliera regionale da giugno 2004 a dicembre 2012 (si dimise dall’Assemblea per entrare nel Parlamento europeo) – è cominciato a gennaio 2017. E ci fu subito uno scontro tra difesa e accusa con l’eccezione di costituzionalità sollevata dall’avvocato dell’ex sottosegretaria alla Cultura, Franco Luigi Satta. Il legale contestava la decisione del Pm di stralciare la posizione della Barracciu dall’inchiesta degli altri esponenti Pd indagati ugualmente a ottobre del 2013. Ma i giudici della Seconda sezione penale rigettarono il rilievo della difesa dando ragione al pubblico ministero.
In quella stessa udienza il pm Cocco depositò una memoria con tutte le attività investigative svolte dal suo pool di carabinieri e finanzieri, rinunciando così all’esame dei testi dell’accusa. Eccezion fatta per il luogotenente dell’Arma, Mariano Natale, sentito nell’udienza successiva, a febbraio 2017.
Nel processo ormai alle battute finale, l’ex sottosegretaria – presente anche oggi in aula – ha deciso di non farsi interrogare dal pubblico ministero. La Barracciu si è limitata a consegnare una memoria, depositata agli atti dal suo avvocato nell’udienza dello scorso luglio. I 77mila euro e spiccioli di presunto peculato (e non 81mila) sono stati imputati all’esponente dem in due diversi momenti: inizialmente l’accusa di peculato aggravato riguardava 33mila euro e l’ex sottosegretaria si difese sostenendo di averli spesi per la benzina. Poi la Procura ha aggiunto altri 44mila euro. La sentenza è fissata per il 5 dicembre. Alla lettura della richiesta del Pm, l’exo sottosegretaria è rimasta impassibile.
Alessandra Carta
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