In quella discarica destinata agli inerti e alla terra proveniente dagli scavi, c’erano interrate oltre 35mila tonnellate di fanghi provenienti dalla Fluorsid, lo stabilimento di Macchiareddu al centro dell’inchiesta che il 16 maggio scorso ha fatto finire in manette sette persone tra vertici dell’azienda e imprese d’appalto. È il risultato delle prime analisi portate a termine dagli agenti del Corpo forestale sulla porzione di discarica – circa due ettari – sequestrata il 24 maggio ad Assemini.
Un sequestro probatorio avvenuto dopo le dichiarazioni rilasciate agli inquirenti da due indagati, gli operai di una società appaltatrice dei servizi di logistica dello stabilimento di Macchiareddu. Colloqui lunghissimi in cui sono stati svelati al giudice e al Pm i retroscena degli interramenti dei rifiuti provenienti dalla Fluorsid. Fanghi carichi di arsenico con soglie 140 volte al di sopra di quanto consentito dalla legge, secondo quanto emerso dagli accertamenti, legati all’utilizzo dei cannoni ad acqua che dovevano servire per abbattere l’innalzamento di polveri dai cumuli. I cannoni avrebbero “pescato” anche l’acqua che arrivava dai processi di lavorazione dell’impianto dove veniva trattata la fluorite carica di arsenico. Il giorno dei sigilli della porzione di discarica sono stati anche sequestrati numerosi documenti attualmente sotto la lente degli investigatori per verificare quando sono iniziati gli scarichi fuori legge.