I dodici esperti chiamati a ridiscutere il Protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti all’amianto deve approdare presto a una proposta su tempi e metodologie da impiegare nell’ambito del monitoraggio sulla salute degli ex operai. È questo il senso del comunicato diffuso dalla Regione a margine della riunione che ieri ha visto i capigruppo del Consiglio regionale, gli assessori alla Sanità, Luigi Arru, all’Ambiente, Donatella Spano, e l’Associazione Italiana Esposti all’Amianto (Aiea) confrontarsi sul delicato tema dello screening delle condizioni di salute delle migliaia di lavoratori entrati in contatto con il pericoloso asbesto. L’aggiornamento del Protocollo è stato inserito in agenda dall’Assessorato proprio in seguito alla mobilitazione dell’Aiea: dopo aver denunciato il mancato riconoscimento agli ex esposti dei benefici pensionistici e delle malattie professionali da parte dell’Inail, l’associazione ha chiesto la modifica del procedimento di screening dei lavoratori sardi, “carente rispetto a quello adottato da altre ragioni”, denuncia il referente Aiea per la provincia di Nuoro Francesco Tolu. Ma il Tavolo tecnico composto dai direttori del Servizio Spresal delle 8 Asl sarde, medici e professori universitari a cui l’assessorato ha chiesto di mettere a punto la nuova procedura di controllo non ha ancora raggiunto la ‘quadra’.
“La discussione è aperta, si ragiona su metodi, tempistiche e valutazione dell’esposizione all’amianto, anche in merito all’accesso degli ex esposti ad esami come la TAC”, spiega Pierluigi Cocco, professore associato del Dipartimento di Sanità Pubblica – Sezione di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Cagliari. Che non nasconde alcune perplessità riguardo alle proposte finora formulate: “Si potrebbe fare di più, ad esempio inserendo esami come il Transfert del CO o evitando di affidarsi a criteri semplicistici in base ai quali chi è stato esposto all’amianto prima del 1986 segue un protocollo ‘rinforzato’ rispetto a chi ha iniziato a lavorare dopo questa data. Quando si rende necessaria, la TAC deve sempre essere fatta nella prima fase della presa in carico”. L’assessorato, contattato in seguito alla riunione, non vuole entrare nel merito del dibattito interno al Tavolo tecnico, “istituito affinché il libero confronto tra esperti porti ad una proposta da sottoporre in un secondo momento alla giunta”.
Sul punto interviene anche Tolu: “Ad Ottana, L’esposizione all’amianto è durata dal 1974 al 1998, anno di chiusura di gran parte degli impianti. Qui la maggior parte delle bonifiche relative all’amianto è iniziata dopo il 1998”.
Oltre alla definizione del protocollo, un altro problema riguarda le basse percentuali di lavoratori che si rivolgono allo Spresal delle Asl per attivare il monitoraggio: sono appena 1533 dal 2010 – anno di avvio della sorveglianza degli ex esposti – al 2015 le domande pervenute, per un totale di 1315 iscritti ai registri. Per l’Aiea si tratta di “una percentuale esigua rispetto a quelli che dovrebbero rivolgersi agli Spresal”. Ecco perché secondo Tolu “è necessaria una campagna di sensibilizzazione da parte della Regione”.
La proposta è stata fatta propria anche dalla riunione dei capigruppo, sollecitata, tra gli altri, da Daniele Cocco (ex Sdp), per il quale “l’assessore deve mettere a punto un protocollo capace di garantire un canale d’accesso prioritario a questi pazienti”.
Piero Loi
@piero_loi