“Sono numeri da brividi”. Il senatore M5s Roberto Cotti commenta così i dati della Relazione consuntiva in materia di esportazione, importazione, transito intracomunitario ed intermediazione dei materiali d’armamento autorizzate e svolte dall’Italia nel corso dell’anno 2016 (leggi qui). “Se la precedente Relazione, con dati riferibili a tutto il 2015, evidenziava un incremento dell’export di materiale d’armamento pari al 197,4% rispetto al 2014 (riferibili alle sole licenze di esportazione definitiva, esclusi quindi i gettiti da intermediazione e dalle licenze globali di programma), tanto da raggiungere il ragguardevole importo di 7.882.567.504 di euro (rispetto ai precedenti 2.650.898.056), ora si è passati dai 7.882.567.504 di euro ai 14.637.777.758,49 del 2016”, si legge nel comunicato con cui Cotti diffonde i nuovi dati. “Quest’anno – continua Cotti – l’export di armi italiane è quasi raddoppiato rispetto al già incredibile dato dell’anno precedente, quando fu registrato un incremento del 197%. Il nostro export di morte continua a salire, è un dato di fatto. Nell’indifferenza dei tanti e per l’esultanza di pochi affaristi che si arricchiscono incentivando guerre e terrorismo. Pecunia non olet, evidentemente. E il nostro Paese – mi ripeto – ha le mani sempre più sporche di sangue”.
A beneficiarne – aggiunge il senatore – le aziende del settore, molte di proprietà o partecipate dal gruppo Leonardo (ex Finmeccanica). “Da rilevare – conclude Cotti- l’exploit assoluto della Rheinmetall (nelle due diverse compagini societarie) che passa dal 19 posto in classifica (circa 52 milioni di euro nel 2015) al terzo assoluto nel 2016, dopo Leonardo e GE AVIO, con un totale di circa 500 milioni di export. Dati che non sorprendono visto che si tratta dell’azienda finita nell’occhio del ciclone per la produzione (in Sardegna) delle bombe utilizzate poi dall’Arabia Saudita per i bombardamenti in Yemen.