Ha pranzato nel bar vicino al negozio, come tutti i giorni. Poi è tornato al lavoro. Ma la serranda è rimasta a metà. Era il primo pomeriggio di ieri. I negozianti vicini hanno cominciato a temere che fosse successo qualcosa. Hanno avvisato un parente. Ma, oltre la serranda, c’era la porta chiusa dall’interno. Sono arrivati i vigili del fuoco che l’hanno forzata. Poi i carabinieri che hanno scoperto quanto in molti già, nell’attesa, avevano cominciato a temere.
Perché ormai commercianti convivono col timore dell’irreparabile. E Alessio Dal Padullo, sessant’anni, separato, due figli emigrati per lavoro, era tra loro. Un anno fa, dicevano i vicini di negozio, si era molto avvilito dopo essere stato costretto a licenziare un commesso. E qualche mese prima un altro dipendente di un altro negozio della stessa strada – la centralissima via Pergolesi, a Cagliari – si era suicidato dopo aver perso il lavoro.
I carabinieri hanno trovato Alessio Dal Padullo impiccato. Attorno al collo si era legato un pezzo delle stoffe che vendeva. Nessuno ha alcun dubbio che all’origine del gesto ci siano le difficoltà economiche. E, forse, un incidente – la perdita del portafoglio – che nei periodi normali può causare al massimo un momento di fastidio.
Una morte che ha sconvolto il mondo del commercio cagliaritano. Dal Padullo era noto come persona dal tratto cordiale, ottimista. Uno che tentava di sdrammatizzare. Sempre capace di trovare una parola di conforto. E’ apparso così anche a quanti l’hanno incontrato al bar mentre faceva colazione, poco più di un’ora prima che decidesse di togliersi la vita.
Una morte che ha suscitato non solo disperazione, ma anche molta rabbia. Ieri c’era chi proponeva di chiudere tutti i negozi della via in segno di lutto. Perché se una persona del tutto normale, nota per il suo equliibrio, può arrivare al gesto estremo, significa che qualcosa si è rotto nell’organismo sociale. La crisi colpisce con la violenza di un male incurabile. Getta le sue vittime in uno stato di disperazione assoluta. Non si vedono vie d’uscita. Perché non c’è alcun sostegno vero per chi dispone solo del proprio lavoro.