“Ho scelto di fare l’Erasmus a Cagliari per le bellezze naturalistiche dei paesaggi, il clima e la simpatia degli abitanti”. Josef è uno dei tanti ragazzi europei che ogni anno scelgono l’Isola per il progetto Erasmus. Uno studente di farmacia dell’Università di Brno (Repubblica Ceca) che ha vissuto in Sardegna per quasi un anno e che, durante la sua permanenza, ha potuto visitare le località dell’Isola: dalle spiagge della Maddalena, a Stintino, Portocervo, Chia, Villasimius e Nora; da Matzanni, al Gennargentu, a Gorroppu e Monte Mannu; da Oristano a Barumini, Teulada e Muravera, con il suo caratteristico festival delle arance. “Sono rimasto strabiliato per tutto quanto. Dovete assolutamente mantenere il vostro stile di vita: senza stress e sempre allegri, da quanto ho potuto vedere”.
Gli atenei sardi ospitano frequentemente giovani provenienti da ogni angolo d’Europa, ragazzi che in questo modo hanno la possibilità di vivere l’isola in tutte le sue caratteristiche, e non soltanto per quelle poche settimane di “boom” turistico estivo. Gli studenti che eleggono la Sardegna loro meta non solo hanno l’occasione di cogliere la cultura e l’ambiente, ma possono anche esplorare tutta la complessità e il ventaglio di sfaccettature caratteristico della Regione: problemi, bellezze, stili di vita, contraddizioni e varietà locali che differenziano l’isola da ogni luogo d’Italia. Possono, in sostanza, diventare sardi anch’essi, e prestarci un modo differente di guardare e approcciarci alla nostra Regione.
“Prima di partire mi sono documentato su internet – continua Josef – e ho letto molte informazioni sulla Sardegna. Al mio arrivo ero pieno di aspettative. Non sono rimasto sorpreso dalla città, immaginavo che fosse molto differente dal mio Paese: in Italia c’è tempo per tutto, specialmente per il caffè. Nel mio Paese tutto quanto è più in orario. Però sono rimasto molto sorpreso dalle persone e dal fatto che i sardi sono gentilissimi con gli stranieri, anche con quelli che non sanno parlare italiano”.
“La mia peggiore esperienza in Sardegna ha a che fare con l’Arst: ero a Teulada per il carnevale e avevo intenzione di tornare a casa con l’ultimo bus, che però non è mai arrivato (anche se sul tabellone era indicato). Ho dovuto fare l’autostop. Ho alcuni amici che hanno avuto lo stesso problema per tornare da Villasimius. È una pessima compagnia e sono rimasto parecchio deluso, ma non rimpiango niente della mia esperienza. I sardi sono molto gentili e simpatici. Ho trascorso un anno meraviglioso e sono felice di aver scelto Cagliari”.
Mantas e Agne sono una coppia proveniente da Panavezys (Lituania). Sono rimasti a Cagliari per sei mesi e hanno potuto sperimentare diversi periodi climatici. “In inverno, c’era molto vento e pioggia, e tutti erano malati. Neanche in Lituania il tempo è così duro! In primavera si sta benissimo, mentre l’estate è stata impossibile! Mamma mia, come dormire quando ci sono più di 30°?”
“La prima cosa che abbiamo notato al nostro arrivo – dicono – è stato il modo in cui le persone si fidano degli altri: il proprietario della casa in cui abbiamo abitato ci è venuto a prendere in aeroporto per mostrarci l’appartamento. Ci ha dato le chiavi e siamo rimasti molto sorpresi perché non ha chiesto il deposito e nemmeno una copia dei passaporti”.
“Abbiamo notato che i sardi sono persone molto rilassate, totalmente dipendenti dal caffè e perfezionisti in cucina, ma quando si parla di guidare sono pazzi! Avete davvero grossi problemi nella guida! Rilassatevi e rispettate i segnali stradali… D’altra parte avete ottime abilità nel parcheggio. Sono rimasto a bocca aperta quando ho notato la destrezza con cui i conducenti riescono a incastrare l’auto in spazi piccolissimi. Ho anche imparato qualche trucco e adesso parcheggio come un italiano”, dice con orgoglio Mantas.
Riguardo alle bellezze naturali dell’isola, Agne non ha dubbi: “Tra i posti che ho visitato, credo che la parte orientale sia la più bella della Sardegna. Sono rimasta sorpresa specialmente da Cala Goloritzè e dall’intensità del blu delle sue acque”.
“Si dice che i sardi siano molto riservati e un po’ scontrosi ma non credo che sia così. Una volta stavamo facendo un’escursione vicino alle cascate di Villacidro – racconta Agne – e sulla via del ritorno abbiamo incontrato un gruppo di uomini di mezza età. Stavano arrostendo del maiale sul fuoco e ci hanno invitato a unirci a loro. Ci hanno offerto carne, formaggio e mirto fatto in casa. Non parlavano per niente l’inglese e anche il nostro italiano non era il massimo, così è stato un po’ imbarazzante ma tutti quanti si sono divertiti molto. “L’unica volta in cui non ci siamo sentiti benvenuti è stato a Orgosolo. La cittadina è bella ma le persone sono inquietanti! Ci fissavano come degli alieni e ho avuto l’impressione che non amassero molto i turisti”.
Mireille, invece, viene dall’Università di Lille, in Francia, e ha vissuto a Cagliari per sette mesi. La sua permanenza le ha permesso di confrontarsi con gli aspetti più duri della vita in Sardegna. “Per me la Sardegna è un paradiso: le spiagge sono meravigliose. Ho amato soprattutto l’isola di Caprera. Ho anche pensato di trovare un lavoro qui e trasferirmi ma non ci ho messo molto a capire che in questo paradiso non ci sono impieghi, soprattutto per gli stranieri. Per questo motivo probabilmente non potrò mai stare con il mio ragazzo sardo. È un amore impossibile”.
“Vivendo qui – continua Mireille – ho capito l’orribile dilemma di quei sardi che devono allontanarsi dalla loro famiglia e dal loro paradiso per avere una vita decente. Il problema del lavoro è troppo grande e triste. La Sardegna ha molte risorse ambientali e potrebbe essere un luogo prospero. Le città hanno il fascino dell’antico, ma forse per i giovani è un po’ noioso passarci tutta la vita. Non ci sono molte attività da fare in inverno”.
E ancora, dice Mireille: “Penso che i sardi non siano riservati, ma un po’ scontrosi. Non sono mai contenti della Sardegna, ma allo stesso tempo ne sono orgogliosi. Penso che dovrebbero godere della loro isola e cercare di trovare insieme una soluzione per uscire dalla crisi, cercare di reagire invece che essere fatalisti. Amo tantissimo la Sardegna. Penso che solidarietà, nuove idee, iniziativa e innovazione potrebbero essere d’aiuto. La Sardegna ha risorse che non ho visto da nessun’altra parte, specialmente per il fatto che è ancora preservata e selvaggia. Conservata dal turismo di massa.”
Nel 2012-2013 sono stati oltre 269mila gli studenti che, come Josef, hanno partecipato al Progetto Erasmus e hanno lasciato la loro casa e la loro università per andare a studiare – o effettuare un tirocinio – presso un altro ateneo europeo aderente. Quella dello scorso anno è la cifra più alta mai registrata in tutti i 27 anni di vita del programma, creato dalla Comunità Europea nel 1987.
L’Erasmus Impact Study ha permesso di constatare che gli studenti Erasmus hanno in media migliori abilità occupazionali rispetto al 70% dei loro colleghi rimasti nell’università di origine. Inoltre più del 90% dei datori di lavoro sembra essere alla ricerca di quelle capacità trasversali come curiosità, apertura mentale, tolleranza, abilità nel problem-solving e nel decision-making che i ragazzi dell’Erasmus mirano a sviluppare durante il loro periodo all’estero.
L’Italia è uno dei Paesi che attira di più gli studenti stranieri in partenza, si colloca infatti al quinto posto della classifica. Mentre è in quarta posizione per quanto riguarda gli universitari “outgoing”. E con l’Italia anche l’Isola.
Chiara Carrus
(foto di Mantas Stankevičius)