Dentro la base di Capo Teulada. La versione dei militari: “Ricchezza per il territorio, qui meno tumori che altrove”

Una porzione di Sardegna sacrificata per esigenze di Difesa. Nessuna traccia di nuraghi abbattuti (il tempo fa il suo corso per tutto), ciò che dovrebbe preoccupare militari e civili (come i pescatori che lavorano nella zona) sono gli ordigni esplosi e quelli inesplosi nell’area più “calda” della base di Capo Teulada, quella del cosiddetto poligono “Delta”. È la zona interdetta, l’unica in Italia nel suo genere: 4 km quadrati (sui 72 complessivi, tutti demaniali) dove vengono utilizzati ordigni veri. E pericolosi. Per la prima volta l’Esercito Italiano ha deciso di effettuare una bonifica della zona e ieri, con un tour organizzato, ha mostrato ai giornalisti come a partire dal 25 agosto (nella logistica) e dall’8 settembre (sul campo) i guastatori di Macomer siano al lavoro per ripulire la zona. I prelievi saranno poi messi a disposizione della Procura della Repubblica, che ha aperto un’inchiesta sul poligono.

Nei giorni di contestazione e manifestazioni contro le basi militari isolane, Teulada rivendica, attraverso la voce del suo primo comandante sardo – l’oristanese Sandro Branca, che presto sarà sostituito e trasferito agli Affari generali a Cagliari – l’importanza e l’irrinunciabilità del poligono. “È l’unico che permetta i tre assetti di addestramento: aria, terra, mare, in contemporanea – afferma Branca -. Non puoi vincere la Champions league allenandoti in un campo di calcetto. Senza questo poligono non si potrebbero più avere missioni italiane all’estero”.

Risolti negli anni scorsi i problemi legati all’indennità dei pescatori, Branca trova attualmente insostituibile la ricaduta economica per il territorio dovuta alla presenza dei militari: “Un indotto di circa 19 milioni di euro – aggiunge il comandante, laurea all’Accademia militare e poi in Economia e Commercio, con una tesi sull’impatto ambientale della base nel territorio di Teulada. “Qui abbiamo circa mille soldati, 980 per la precisione, più 200 esterni, addetti a pulizie, mensa e manutenzione. Per noi lavorano 250 ditte esterne”, puntualizza.

Idee chiare anche sulla salvaguardia dei monumenti nuragici presenti nella zona: “Secondo i rapporti effettuati di comune accordo con la Sovrintendenza, non esistono monumenti nuragici nella campana di sgombero. Non usiamo i nuraghi come postazioni (come aveva denunciato pochi giorni fa il deputato Mauro Pili, ndr) e i crolli di parte delle cinte murarie non sono dovuti all’attività militare. La maggior parte dei soldati è sarda, l’identità e il senso di appartenenza sono forti, non farebbero mai una cosa del genere”.

I nuraghi non sono stati toccati, ma gli ordigni disseminati lungo tutta la zona Delta sono pericolosi per i militari e per i pescatori? “Per ogni ordigno esiste una scheda di sicurezza ambientale che certifica, attraverso un’analisi del contenuto, la certezza di mancata pericolosità – fa notare il comandante -. Per tutti gli altri ordigni utilizzati nelle altre aree vengono utilizzati materiali inerti”. Una scheda di analisi sviluppata nel corso degli ultimi dieci anni, mentre prima, quando la sensibilità ambientale era ben diversa, ci si basava solo sul buon senso e su schede non così specifiche (e nel poligono Delta, è giusto ricordarlo, non c’è mai stata una bonifica).

Il comandante e i suoi collaboratori sorridono davanti alle domande sui casi di tumore e sui materiali utilizzati per gli ordigni: “Non posso svelare quali materiali vengono utilizzati ma di sicuro non sono impiegati fosforo bianco e uranio impoverito, se è quello che volete sapere – sottolinea Branca -. La nostra importanza nella politica estera italiana è evidente. Le armi le utilizziamo per addestrarci a quella che potrebbe essere la scelta finale necessaria, la guerra. Per il resto siamo noi che facciamo le ispezioni nei villaggi afghani e iracheni, noi parliamo con i capi tribù e noi abbiamo liberato la Sgrena. I tumori? I militari svolgono ogni anno delle analisi, mentre a Teulada non abbiamo una percentuale di tumori superiore alla media nazionale. Invece siamo da due anni i maggiori donatori di sangue e di organi nel territorio”.

Sta di fatto che nei dintorni della base di Teulada, sono state riscontrate percentuali di Torio 232 maggiori di quelle registrate al poligono di Quirra e superiori da dieci a venti volte rispetto ai limiti di legge. Lo hanno appurato gli accertamenti commissionati dal pm della Procura di Cagliari Emanuele Secci, che nei mesi scorsi ha aperto un fascicolo d’inchiesta contro ignoti sul poligono di Teulada. Fece scalpore, appena un anno fa, la storia dei cinque fratelli Murgia, titolari della lavanderia che dagli anni ’90 si occupava di lavare le divise dei militari del poligono: tutti ammalati di cancro. L’unico sano aveva lasciato Teulada per il Brasile parecchi anni fa.

Le esercitazioni – presto verranno costruiti due nuovi villaggi prefabbricati con le scenografie di un borgo europeo e di uno mediorientale – e gli addestramenti, che solitamente si svolgono dal 21 settembre al 21 giugno, attualmente sono fermi: “I nostri non sono giochi di guerra ma addestramenti e siamo attentissimi agli incendi, tanto che abbiamo un nostro sistema antincendio per il quale lavorano anche una serie di specialisti”. Se il poligono di Teulada è fondamentale, che opinione ha Branca di tutti altri poligoni sardi? Non così strategici, se si considerano gli assetti e la ricaduta economica: “Posso parlare solo di quest’area. I poligoni sono una scelta politica. Io devo solo obbedire alle decisioni prese”.

I pescatori ricevono un’indennità di 40 euro a giornata (a salire, a seconda del ruolo nell’azienda) quando le attività si svolgono nel braccio di mare davanti a Capo Teulada, senza contare che gli stessi possono, volendo, andare a pescare da un’altra parte. Proprio per queste disposizioni sono cresciute le aziende che si occupano di pesca, attualmente almeno 400. Pescatori a parte, anche le idee sul mancato sviluppo del turismo appaiono chiare: “Agiamo sul 4 per cento del territorio teuladino – dice Branca – il resto è così sviluppato?”. In mezzo ci sono i tentativi di integrazione con i civili della zona, le colonie per i bambini del paese, i tornei sportivi: “Credo molto nell’integrazione – insiste – penso che il poligono sia una risorsa per tutti”.

L’area di bonifica, ovvero il poligono Delta, alla sinistra della spiaggia di Porto Cogodulos e a destra di Cala Zafferano, è supervisionata dal tenente colonnello Luciano Monni ed è stata divisa in sette zone (Alpha, Bravo, Charlie, Delta, Echo, Foxtrot, Golf). Quindi frazionata in 45 sottoaree, ed è allo studio anche una bonifica per il braccio di mare. Attualmente le operazioni sono concentrate nella prima delle 45 zone e sono stati bonificati superficialmente 350 metri quadri.

Dopo i guastatori interverranno gli artificieri e all’attività di raccolta, grazie anche ai metal detector, seguiranno tecniche in profondità. Il fine è quello di poter effettuare i prelievi di terreno da far analizzare, come richiesto dalla Procura di Cagliari. Un’analisi che servirà a verificare la presenza di elementi inquinanti. “Non credo ce ne siano – dichiara Branca -. La flora e la fauna sono tra le più ricche e io stesso ho rivisto le pernici”.

Nonostante il malcontento di molti, anche il poligono di Teulada sembrerebbe quasi “un’oasi” tranquilla. Già, ma allora perché tanta scontentezza tra parte dei civili? “Solo una questione economica – conclude Branca -. Molti terreni, acquistati da intermediari, furono rivenduti a un valore maggiorato rispetto al primo acquisto e i vecchi clienti si infuriarono”. Sembrerebbe tutto perfetto. Troppo perfetto. Tanto che con l’arruolamento si potrebbero risolvere persino i problemi di occupazione, elevatissimi nel Sulcis e in Sardegna. Ma forse non è tutto oro quello che luccica.

Federico Fonnesu

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share