Numeri da record per il gigante della Marmilla: ogni anno Su Nuraxi viene visitato da una media di centomila persone in arrivo da tutto il mondo. A comunicare i dati è la Fondazione Barumini Sistema Cultura, soggetto privato senza scopo di lucro che dal 2006 gestisce il sito nuragico più famoso dell’Isola; il suo presidente è il sindaco di Barumini Emanuele Lilliu.
La Fondazione si occupa anche di Casa Zapata, antica residenza baronale del Cinquecento che contiene pure un’area archeologica e un polo museale con sezione storico-archivistica e sezione etnografica, e del Centro di Comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale ‘Giovanni Lilliu’, sempre a Barumini.
Su Nuraxi, imponente nuraghe complesso costruito intorno al Bronzo Medio e utilizzato fino all’età romana e oltre, è raggiunto tutti i giorni dell’anno, festività incluse, in orari che cambiano a seconda dei mesi da un grande numero di turisti, per il 60% stranieri. Arrivano qui in autonomia o grazie a bus speciali organizzati dai tour operator. La maggior parte sono francesi e scandinavi per via di accordi speciali con le agenzie di viaggio, in grande numero anche tedeschi, belgi, svizzeri, inglesi, olandesi, spagnoli, polacchi e americani, affascinati dall’unicità della fortezza e dalle sue architetture imponenti e suggestive. Il giro all’interno del nuraghe, delle torri e del villaggio, come da disposizioni del Ministero, è consentito per motivi di sicurezza solo con l’accompagnamento di una guida che si occupa di raccontare la storia del monumento in diverse lingue.
Dal luglio scorso la Fondazione ha proposto una importante novità: l’Unità Didascalica che utilizzando schermi, videocamere e ricostruzioni digitali permette la visita virtuale del sito archeologico da parte dei diversamente abili e di tutti coloro che per diversi motivi non possono entrare all’interno del nuraghe.
Su Nuraxi è l’unico monumento sardo dichiarato dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità grazie al riconoscimento arrivato nel 1997 (gli altri due riconoscimenti sono andati al Canto a Tenore e alla celebrazione dei Candelieri di Sassari, che fanno invece parte del patrimonio immateriale dell’Umanità). Fu studiato dall’archeologo Giovanni Lilliu, che scavò tutto il sito tra il 1951 e il 1957. Oggi gli scavi sono ripresi, a distanza di sessant’anni dall’ultimo cantiere, grazie a un progetto dell’Università di Cagliari finanziato dall’amministrazione comunale e dalla Fondazione Barumini.
Fr. Mu.