Armi siriane a La Maddalena, Zuncheddu: “Ora Cappellacci si oppone, ma prima dov’era?”

Non si placano le polemiche sul possibile sbarco in Sardegna delle armi chimiche provenienti dalla Siria. Dopo l’interrogazione di Giacomo Sanna del Psd’Az al presidente della Regione Ugo Cappellacci e le mozioni di Efisio Arbau (La Base) e di Patrizio Rovelli (Mobes), oggi si sono levate altre voci allarmate dall’eventualità del possibile arrivo del carico nell’arcipelago de La Maddalena. «In questi giorni si è appreso dalla stampa che un ingente armamentario bellico proveniente dalla Siria potrebbe essere stoccato nell’isola di Santo Stefano, nel pregiato Parco Naturale de La Maddalena: si tratta di 500 tonnellate di armi chimiche, notevolmente tossiche e pericolose tanto per l’ambiente, quanto per la salute delle popolazioni locali». Lo ha affermato la consigliera regionale Claudia Zuncheddu commentando le notizie sull’ipotesi di un attracco nell’Isola delle navi cargo contenenti le armi chimiche siriane. «Non è la prima volta – sostiene Zuncheddu – che quest’area così pregiata sul piano naturalistico e paesaggistico diventa sito di “smercio” per armamentari bellici e mezzi militari: già nel luglio 2011 denunciai attraverso una interrogazione in Consiglio regionale l’arrivo di un ingente carico di armi trasferito prima dai bunker dell’isola di Santo Stefano a La Maddalena e Palau, e successivamente da Olbia a Civitavecchia, su navi passeggeri, anziché su mezzi militari, mettendo a rischio l’incolumità delle persone, senza neanche informarle dei rischi a cui erano sottoposte e senza alcuna garanzia sulle misure di sicurezza disposte dalla normativa vigente in merito».

«Fa sorridere – continua Zuncheddu – che il Presidente Cappellacci oggi sostenga di volersi “opporre con ogni mezzo” all’eventuale transito di armi chimiche nella nostra isola. Dov’era fin’ora? Nessuna risposta da parte sua è mai pervenuta alla mia interrogazione del 2011, sul perché questo materiale sia stato custodito per ben 17 anni nel deposito di Guardia del Moro». «Se per cinque anni si fosse anche un minimo battuto per la difesa del territorio e della salute dei cittadini, forse oggi il Presidente Cappellacci non incasserebbe così tante umiliazioni e prevaricazioni dai vari Governi italiani che, in questi anni, si sono succeduti».

Piras (Sel). “La ultra cinquantennale occupazione militare, la quota sterminata di territorio dedicata a poligoni, esercitazioni e test di guerra, costituiscono un dazio pesantissimo che i sardi pagano agli interessi della Difesa ed all’Alleanza Atlantica. È assurdo pensare che ora si possa anche considerare la Sardegna alla stregua di una pattumiera di sistemi d’arma (peraltro pericolosissimi) come quelli dell’arsenale chimico siriano”, ha detto invece il deputato Michele Piras (Sel) il quale ha ricordato che domani, giovedì 16 gennaio, le Commissioni Esteri e Difesa della Camera ascolteranno i ministri degli Esteri e dei Trasporti sulle questioni relative alla crisi siriana. “Quella sarà per noi l’occasione di chiedere delucidazioni circa il trasporto, lo stoccaggio e lo smaltimento dell’arsenale chimico della Siria – ha aggiunto Piras – quindi anche per quanto riguarda le voci circolate in questi giorni di un approdo in terra sarda. Pur comprendendo che ogni Paese della Comunità internazionale dovrà fare la sua parte per la pace in Siria, saremo fermi nel sostenere che le armi chimiche siriane non debbano essere accolte in terra sarda”.

Mura (Pd). “La situazione sembra che stia precipitando e né ministri, né il presidente della Regione Cappellacci intervengono. O sono d’accordo o guardano altrove e sono complici”. Lo afferma la deputata del Pd Romina Mura dopo le ultime notizie sul trasbordo di armi ed esplosivi dall’isola di Santo Stefano a Palau ad opera della Saremar. “La compagnia sarda afferma di avere avuto l’autorizzazione al trasporto del materiale bellico dall’Assessorato regionale ai Trasporti. In questo caso la parola di Cappellacci vale zero, visto che proprio ieri ha affermato che non dava nessun autorizzazione alla Saremar per qualsiasi operazione anche solo indirettamente connessa al trasporto delle armi chimiche siriane”, continua Mura. Il deputato Pd, che proprio sul rischio di transito del materiale bellico avant’ieri ha presentato un’interrogazione ai ministri degli Esteri e della Difesa, afferma inoltre che “c’è la necessità che tutti coloro che abbiano competenza si attivino per scongiurare questo ennesimo schiaffo alla Sardegna, a maggior ragione ora che si fa sempre più insistente l’ipotesi di Santo Stefano come base di appoggio per le armi siriane”.

L’Ente Parco de La Maddalena. Dopo aver già inviato, negli ultimi giorni del 2013, una prima lettera, rimasta per il momento senza risposta, ai Ministri degli Esteri e della Difesa, il presidente dell’Ente Parco nazionale dell’arcipelago de La Maddalena, Giuseppe Bonanno, ha scritto una nuova lettera, indirizzata anche al ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, e al commissario per l’Ambiente dell’Unione europea, Janez Potočnik, illustrando le motivazioni, anche di carattere normativo, per le quali un’operazione come quella che prevedrebbe lo stoccaggio di armi chimiche provenienti dalla Siria all’interno dei confini di un Parco Nazionale sarebbe totalmente inopportuna”. La notizia, divulgata dalle principali testate giornalistiche nazionali e regionali, sta mobilitando tutta l’isola di La Maddalena, facendo crescere non solo l’apprensione all’interno della comunità locale, ma anche la preoccupazione dell’Ente Parco, che ha voluto esprimere nuovamente la sua più ferma contrarietà in merito alla possibilità che l’isola di Santo Stefano venga utilizzata per simili scopi.

Mobilitati i pescatori. Si moltiplicano le prese di posizione in Sardegna contro un possibile arrivo delle armi chimiche siriane nei porti dell’isola. E per evitare che ciò accada, il Fronte Indipendentista Unidu – movimento che partecipa alle prossime elezioni regionali con un proprio candidato governatore – chiede a tutti i pescherecci ed imbarcazioni di pescatori sardi di fare rotta verso La Maddalena “chiudendo l’accesso all’isola di Santo Stefano, per evitare l’approdo delle navi dei veleni, dando a tutti i sardi un grande esempio di dignità e di difesa del proprio Paese”. “Assistiamo all’ennesimo sopruso organizzato dall’alto – spiegano gli indipendentisti sardi – nonostante la netta opposizione del popolo sardo: le armi chimiche provenienti dalla Siria verranno probabilmente scaricate in Sardegna. Nuovamente la nostra terra viene usata come pattumiera, e non solo da parte dell’Italia, ma ormai anche dal mondo intero. Ci hanno già addossato vergognosamente le spese di bonifica dell’inquinamento creato dallo scempio del G8, vogliono riempire le cavità delle miniere con l’amianto proveniente da tutta Europa invece che valorizzarne il patrimonio e bonificare le aree dalle fuoriuscite di metalli pesanti. Vogliono distruggere la nostra terra, inquinandola per mare e per terra, fino a distruggere il mercato ittico e tutta l’eccellente filiera alimentare sarda, per trasformarci in abitanti di immondezzai e consumatori di spazzatura. E’ venuta l’ora di dire basta”, conclude il Fronte Indipendentista Unidu.

Armi chimiche in Calabria? “Le ultime notizie a disposizione raccontano sempre più insistentemente che le armi chimiche provenienti dalla Siria e depositate in circa 1500 container sulla nave danese Ark Futura transiteranno per il terminal di Gioia Tauro per essere trasbordate successivamente sulla nave americana Cape Ray”. Lo afferma in una nota il segretario regionale del Sindacato dei lavoratori portuali (Sul) della Calabria, Carmelo Cozza. “Quello che ci preoccupa – aggiunge – rispetto a tali notizie è soprattutto il silenzio istituzionale da parte di tutti gli enti preposti. A cominciare dalla Regione Calabria passando per l’Autorità Portuale e la Capitaneria di Porto di Gioia Tauro per finire al gestore del terminal, Medcenter Container Terminal Spa. Nessuna posizione di merito o di distinguo rispetto ad una problematica che se si realizzerà avrà un fortissimo impatto sulla sicurezza dei lavoratori, nell’eventualità di possibili danni a tali contenitori durante la movimentazione, nonché sulla sicurezza del terminal intesa come attività di Security. 1500 contenitori di tale pericolosità da vigilare e monitorare richiederanno misure straordinarie trattandosi di sicurezza internazionale”. “Pertanto – conclude Cozza – abbiamo richiesto un urgente incontro di merito alla Capitaneria di Porto, all’Autorità Portuale di Gioia Tauro e contestualmente al terminalista Medcenter Container Terminal Spa al fine di avere le necessarie informazioni sulla vicenda che ha necessità di essere affrontata con tempestività, competenza e risolutezza considerata l’estrema pericolosità delle sostanze trasportate”.

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