L’export di armi, bombe comprese, diminuisce nei distretti storici di Brescia e La Spezia, ma aumenta in Sardegna, terra promessa dei produttori di ordigni. E con 31 milioni di armamenti spediti oltremare nel corso del 2015, la provincia di Cagliari è la nona in Italia nella speciale classifica dei territori che confezionano armi e munizioni. Sono questi alcuni dei dati emersi nell’analisi condotta dall’osservatorio Opal Brescia incrociando dati Istat ed Eurostat relativi all’anno appena trascorso.
Dalla Sardegna sempre più bombe ai paesi in guerra. Sardiniapost ha messo in luce l’incremento dell’export isolano di ordigni poco meno di un mese fa. Ma oggi, grazie all’osservatorio bresciano, è possibile analizzare l’andamento dell’export sardo rispetto a quello italiano, che secondo gli analisti ha fatto registrare una contrazione del 3,5% nel 2015.
Se, infatti, nel complesso, le esportazioni italiane di armamenti verso i paesi che bombardano lo Yemen – vietate dalla legge 185/90 – hanno fatto registrare un calo di 35 milioni di euro tra il 2014 e il 2015 – la diminuzione non è, in ogni caso, riconducibile ad una volontà politica -, quelle sarde presentano il segno opposto. È così che il valore degli ordigni made in Sardinia destinati all’Arabia Saudita è cresciuto dai 18 milioni di euro del 2014 ai 19,5 del 2015. In pratica, nell’anno appena trascorso, l’Isola, che a Domusnovas ospita gli stabilimenti della Rwm Italia spa, ha esportato circa la metà degli armamenti italiani destinati agli Al Saud di Ryad (in tutto, 41 milioni di euro per Opal). Vale lo stesso per gli Emirati Arabi Uniti, che nel 2015 hanno importato armamenti dall’Italia per un valore di 29,5 milioni di euro inferiore a quello del 2014 (41 contro i 70 dell’anno precedente). Al contrario, l’export di bombe dalla Sardegna verso gli E.A.U è aumentato di 1,5 milioni di euro, passando dai 4,7 milioni del 2014 ai 6,2 del 2015.
A distanza di un anno esatto dall’inizio della guerra nello Yemen, i civili uccisi dalle bombe della coalizione a guida saudita sono oltre tremila, i feriti oltre 21.000. Ecco perché i dati divulgati da Opal non hanno un semplice valore statistico. Né si prestano ai facili entusiasmi degli adoratori del prodotto interno lordo.
Ma il dato più significativo è forse quello che riguarda la Turchia. A fronte di una riduzione delle esportazioni italiane verso il paese guidato da Recep Taypp Erdogan di circa 16 milioni di euro nel 2015, la Sardegna ha visto le esportazioni di esplosivo e ordigni aumentare di circa 1,2 milioni di euro dai 300.000 euro del 2014 ad 1,5 milioni di euro nel 2015.
Che l’Isola si stia trasformando in un hub internazionale per la produzione di armamenti destinati a mietere vittime in giro per il mondo? Difficile rispondere a questa domanda con i soli dati dell’export relativo al 2015. Ma se si considera la mega-commessa da 225 milioni di euro aggiudicata dal ministero della Difesa francese alla Rwm di Domusnovas, salita a più riprese alla ribalta della cronache per le bombe con cui Ryad fa strage di civili nello Yemen, l’ipotesi assume consistenza.
Le analisi dell’osservatorio bresciano evidenziano anche l’incremento delle esportazioni di armi partite dalla provincia di Cagliari nel corso del 2015. In tutto, poco meno di 32 milioni di euro a fronte dei 25, 5 del 2014. Vale a dire, una cifra maggiore di 3,5 milioni a quella movimentata dalla provincia di Bologna, superata nel corso dell’anno appena trascorso. Non si può certo tentare un paragone con le province di Brescia e La Spezia, che nel corso del 2015 hanno esportato armi rispettivamente per un valore di 298 e 246 milioni di euro. Ciò non toglie che la provincia di Cagliari abbia fatto registrare un aumento percentuale del 25% rispetto alle esportazioni del 2014. Solo Lecco e Genova hanno fatto rilevare aumenti maggiori. Se, invece, si considera anche l’ex provincia di Carbonia-Iglesias, il business delle bombe fa registrare in appena un anno una crescita di oltre il 30%.
Piero Loi
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