Marco Pistis ha 43 anni. È un ginecologo ogliastrino (di Loceri) non obiettore. Nelle statistiche sta dunque in quel 42,71 per cento di medici abortisti che si contano in Sardegna (leggi). Non a caso, è il presidente regionale di Laiga, l’associazione dei ginecologi che difende la legge 194. Il 7 marzo scorso, Pistis, che lavora all’ospedale Santa Barbara di Iglesias, ha spopolato su Facebook con un post in difesa del diritto all’aborto. Intanto ha scritto che la politica “si è messa a remare contro” la pillola Ru-486, “obbligando a un ricovero di tre giorni”. E poi: “Più di tutto – si legge sulla bacheca – ciò che rende, nei fatti, ancora clandestino l’aborto, è questo atteggiamento che lo nega, lo rinnega, lo considera un diritto di serie B”. Infine: “Sto da questa parte, perché la donna che seguo in gravidanza e quella che seguo quando sceglie di abortire, è sempre lei, la persona debole che ha bisogno di aiuto, con comprensione e attenzione in egual misura”.
Dottore, davvero la donna le sembra una “persona debole”?
Mi riferivo alla condizione di debolezza psicologica nella quale si trovano le donne che decidono di abortire.
Le scelte consapevoli non le dicono nulla?
Io non so se la consapevolezza escluda la sofferenza. Ma secondo me, una donna che non si trova in una condizione di debolezza, porta avanti la gravidanza. Almeno, a me piace pensare così.
La peggiore frase sentita nella sua carriera contro una donna che ha scelto l’interruzione di gravidanza?
Peggio per lei, doveva pensarci prima.
Quanto cattolicesimo c’è nella scelta di diventare anti-abortisti?
La componente religiosa incide. Ma a volte è anche un fatto di convenienza. A parità di stipendio, gli obiettori vengono esclusi da un certo tipo di lavoro.
La Laiga, di cui lei è presidente regionale, chiede di ritoccare in questo senso la 194?
La 194 è bene che nessuno la tocchi, diversamente la fanno morire.
Ci sono reali pericoli perché ciò succeda?
I tre giorni di ricovero obbligatori per l’aborto farmacologico non fa ben sperare.
Quanti giorni bastano?
È sufficiente il day hospital, ovviamente salvo complicanze. È più sereno per la paziente, e non ci sono costi inutili per il Servizio sanitario nazionale.
Polemiche tra lei e i suoi colleghi anti-abortisti?
Al Santa Barbara siamo un’isola felice: esiste un reale rispetto per le convinzioni personali di ciascuno. Non ci si ostacola a vicenda.
Perché, di norma scoppiano guerre sui feti?
L’oltranzismo produce di tutto.
I medici anti-abortisti aumentano, sebbene la Sardegna faccia segnare una percentuale di obiettori inferiore rispetto alla media nazionale.
Il quadro italiano non è per nulla rassicurante, con punte di anti-abortisti che si avvicinano al 90 per cento. Tuttavia, sul dato sardo del 57,29 per cento io avrei qualche dubbio.
Dice che il report della Regione è al ribasso?
Mi baso sul dato empirico. Nei numeri ufficiali, per il Sulcis vengono indicati 9 ginecologi totali e 2 obiettori. Non è così, gli abortisti sono di più. Ma non riesco a capire in base a quali criteri abbiano fatto la raccolta dei dati.
L’ha segnalato all’assessore Arru?
Lo stesso problema, mi risulta, esiste a Nuoro: nel report sono censiti 11 obiettori. Io dico che sono 14. Quando lavoravo all’ospedale di Sorgono, nel Mandrolisai, mi è capito di essere chiamato a Nuoro perché non c’erano ginecologici disposti a entrare in sala operatoria per un’interruzione di gravidanza.
Cosa vuol dire essere un ginecologo abortista?
Significa stare dalla parte dello Stato. L’interruzione di gravidanza è un diritto, sancito dalla legge. Ma prima ancora c’è l’autodeterminazione di ogni essere umano.
Segnalazioni su trattamenti spregevoli contro donne che abortiscono.
No, per fortuna no.
Nel suo post pro-aborto ha riportato la testimonianza di una ragazza romana: al San Camillo le interruzioni di gravidanza si fanno nel sottopiano. Succede anche in Sardegna?
Nei nostri ospedali, salvo problemi oggettivi di posti letto, le donne che abortiscono stanno nel reparto di ginecologia. Si evita solo di metterle in camera insieme alle puerpere. Potrebbe non essere piacevole, emotivamente.
Ancora la legge 194. Entro i primi 90 giorni di gestazione, si parla di interruzione volontaria di gravidanza. L’embrione quanto misura?
Siamo sui 63 millimetri.
È vita?
Anche una cellula è vita.
Omicidio per gli anti-abortisti.
Come scritto nel Codice penale, è omicidio dopo i 180 giorni.
Ma nel giuramento di Ippocrate, sostengono gli obiettori, è detto che non si possono utilizzare erbe medicamentose per interrompere la gravidanza.
Quarto secolo avanti Cristo. Siamo nel 2015.
Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)
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