“L’unico vero viaggio di scoperta consiste non nel vedere nuovi luoghi, ma nell’avere nuovi occhi”. Viene in mente Marcel Proust di fronte alle foto di Bruno Manunza, ricercatore presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e, naturalmente, fotografo naturalista con all’attivo numerose pubblicazioni e prestigiose collaborazioni editoriali.
Il suo nuovo libro “Sardegna Arcipelago Verde” edito da Publinova Edizioni Negri, presentato a Sassari di recente, avvalora le parole dello scrittore francese mostrandoci un mondo che scorre di fronte a noi senza che i nostri occhi distratti lo vedano.
«Guardare — scrive l’autore — spesso, mi incanta e mi dà un piacere superiore all’atto del fotografare. Talvolta mi accade di fermarmi per strada, solo per osservare quella che potrebbe essere una buona fotografia. Talvolta la faccio, anche. Il gesto del fotografo diventa così, per me, solo un estensione dello sguardo, la proiezione della realtà in un futuro spazio a due dimensioni.»
Ma nel guardare di Manunza è l’animo del poeta che guida l’occhio del fotografo. E non è casuale la scelta di accompagnare le immagini con poesie e racconti: Jacques Prévert, Yosa Buson, Alda Merlini, Lewis Carroll prestano i loro versi ad immagini e suggestioni che sembrano venire da mondi eterei, ora fiabeschi, ora onirici, sempre poetici.
Immagini che assimilano la lezione degli impressionisti per declinare una fotografia naturalistica fuori dagli schemi e dalle pastoie delle “sacre regole” e librarsi in fantastiche costruzioni di forme e di colori. L’uso sapiente del mosso, del fuori fuoco, del panning danno alle immagini una dimensione pittorica esteticamente raffinata e una visione fotografica tecnicamente impeccabile.
E’ un arcipelago minimo, spesso colto a due passi da casa. Un microcosmo di fiori, di insetti, di alberi, di particolari minuti, talvolta apparentemente insignificanti che, nei quadri di Manunza, raccontano un mondo semplice che svela una inaspettata e intrinseca bellezza. Quella bellezza sempre ricercata da chi fotografa la natura e qui magistralmente catturata.
Scrive Marco Colombo, compagno di avventure fotografiche nella prefazione del libro: «In un mondo in cui sembra valere di più chi può ritrarre terre lontane, in un mondo in cui assistiamo all’inflazione di certi soggetti più “spendibili”, la pubblicazione di uno stupendo elogio all’Arcipelago Verde in ogni stagione (valida alternativa alle rinomate spiagge), realizzato a due passi dalla propria casa, dovrebbe insegnare molte cose».
E conclude: «C’era dunque bisogno di questo libro? La risposta è sì, serviva.»
Enrico Pinna