Silvano Tagliagambe ha ricevuto dal ragionier Ugo Fantozzi questa lettera dedicata alla vicenda nota come “il caso del presidente Cappellacci e di Ugo Merda”. Ce l’ha inviata e volentieri la pubblichiamo.
L’imperatore Giustiniano ha lasciato detto (e scritto Istituzioni di Giustiniano, II, 7, 3) che per coloro che comandano è essenziale operare “cercando di far sì che i nomi corrispondano alle cose” (nos … consequentia nomina rebus esse studentes).
Il passo è stato ripreso da Dante nella Vita Nova (XIII, 4): “Con ciò sia cosa che li nomi seguitino le nominate cose, sì come è scritto: «Nomina sunt consequentia rerum»“).
Ora se l’imperatore di un partito, capo assoluto e indiscusso del suo popolo, associa l’epiteto “merda” al nome del suo candidato alla presidenza della regione Sardegna, quale conseguenza dobbiamo trarne come elettori? Quella che viene in mente per prima è ovvia e istruttiva: stiamo attenti, in campagna elettorale possono cercare di convincerci di tutto, meno che la merda non puzza.
Rag. Ugo Fantozzi