Il caso dell’inceneritore di Tossilo riapproda al Tar Sardegna a distanza di otto mesi dalla sentenza con cui i giudici amministrativi avevano revocato le autorizzazioni rilasciate da Regione e Provincia di Nuoro all’impianto della Piana di Macomer. I sindaci Ester Satta (Olzai), Mariangela Barca (Sarule), Giovanni Cugusi (Gavoi) e Marco Melis (Arzana) insieme al comitato Non Bruciamoci il futuro e all’associazione Zero Waste, hanno infatti impugnato l’aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti varato dalla Giunta Pigliaru lo scorso dicembre (leggi qui).
Le ragioni del nuovo ricorso, presentato a Nuoro dopo un accorato ringraziamento al compianto dottor Vincenzo Migaleddu, strenuo difensore dell’ambiente e della salute pubblica, sono presto dette. Con il piano rifiuti Viale Trento ha tentato di rimediare alla stroncatura inflitta al nuovo inceneritore dal Tribunale amministrativo lo scorso luglio. In quell’occasione, infatti, l’impianto non era stato ritenuto conforme alla pianificazione regionale in fatto di rifiuti. Di più: i giudici amministrativi avevano anche evidenziato come il via libera definitivo all’inceneritore fosse stato concesso a piano ormai ‘scaduto’. Ma non si tratta solo di allontanare dal Marghine un impianto dal sicuro impatto ambientale e troppo costoso (come già messo in evidenza dal Tar). Sindaci ed associazioni parlano apertamente di “battaglia per la democrazia innescata dal mancato coinvolgimento dei comuni rispetto all’iter autorizzativo”, precisa Melis.
I ricorrenti, infatti, criticano le modalità con cui il nuovo Piano è stato approvato: “A differenza di quanto accaduto in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Molise, Valle d’Aosta e Veneto, la Regione non ha sottoposto il Piano a Valutazione ambientale strategica (Vas), nonostante il procedimento sia reso obbligatorio dalla legge”, spiega Satta. Il problema è sostanziale: la mancata attivazione della Vas (attivata invece per il Piano energetico) ha l’effetto di impedire la partecipazione di comuni e cittadinanza all’iter autorizzativo del nuovo piano. Ecco perché i sindaci lamentano una carenza di democrazia.
Nel caso specifico, democrazia fa rima con difesa dell’ ambiente. I ricorrenti, infatti, denunciano “l’insufficienza del rapporto ambientale che ha accompagnato la gestazione del nuovo Piano”, si legge negli atti depositati in Piazza del Carmine. In altri termini, non sono stati prodotti ulteriori approfondimenti rispetto a quelli confluiti nel vecchio Piano del 2008, sottoposto a Vas a differenza di quello licenziato a dicembre. E qui sorge un altro problema, visto che quelle verifiche apparivano già datate nel 2008. “L’esame della qualità dell’aria si basava sui dati del 2006, i dati delle emissioni pericolose risalgono addirittura al 2000, la mappatura dei siti contaminati e inquinati è invece del 2004”, precisa il ricorso redatto dall’avvocato Mauro Barberio. Ecco perché questi dati non possono rappresentare un valido punto di riferimento per il 2016. In questo contesto di carenza di dati, il caso di Tossilo pare essere tra i più gravi, perché, nel 2008, più stringenti verifiche ambientali sulla piana di Macomer erano state rimandate al Piano d’Ambito (mai realizzato) che avrebbe dovuto stabilire le sorti dell’impianto realizzato negli anni ’90.
Va anche notato che, se abbinata a uno studio di impatto sanitario, la Vas sarebbe stata l’occasione per esaudire le richieste del Consiglio regionale che dal maggio 2015 attende approfondimenti di tipo ambientale ed epidemiologico nell’area del macomerese. Ma così non è stato.
A maggior ragione, occorre allora chiedersi perché l’Assessorato della difesa dell’Ambiente non abbia attivato valutazioni ambientali stringenti. Secondo il gruppo di lavoro che ha redatto il rapporto preliminare ambientale che ha accompagnato la gestazione del nuovo documento e l’ufficio del Servizio di Valutazioni Ambientali, l’approfondimento della situazione ambientale non è necessario in quanto l’aggiornamento del Piano non apporta modifiche sostanziali a quello del 2008. Si tratta di una posizione definita irricevibile da comitati e associazioni: “Rispetto al 2008, spiega Franca Battelli di Zero Waste Sardegna, c’è un forte potenziamento del parco inceneritori (quello di Tossilo, ad esempio, raddoppia la capacità di smaltimento, ndr.) e modifiche sostanziali dei flussi dei rifiuti all’interno dell’Isola”.
Oltre ai comuni e ai comitati, anche la provincia di Nuoro – ente sentito dalla Regione lo scorso novembre insieme alle altre province, all’Arpas, alle Soprintendenze e ad alcune agenzie regionali – ha chiesto l’attivazione di verifiche più approfondite, mettendo in evidenza che gli Enti gestori delle aree protette – soggetti che stando alle norme regionali dovevano essere obbligatoriamente coinvolti – non erano stati contattati dalla Regione. Più in generale, la Provincia di Nuoro sottolinea la necessità della Vas in virtù degli “impatti significativi sull’intero territorio regionale causati dal nuovo piano”.
“Il vero problema – conclude Barca – è l’assenza di volontà da parte della Regione di perseguire alternative all’incenerimento e alle discariche”.
Piero Loi
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