“Le ragionevoli ed eleganti valutazioni svolte in queste ultime ore dall’assessore all’Urbanistica meritano rispetto. Nessun facile dileggio è ammesso in questi casi; l’avvocato Erriu ha le carte più di altri per sostenere la necessità di un ripensamento sulla legge in discussione. E non è solo una questione di numeri in Aula, come è evidente”. Lo scrive in una nota la Consulta ambiente e territorio della Sardegna, dopo che stamane il consiglio regionale ha votato a maggioranza per rimandare il dl Urbanistica alla competente commissione consiliare, Governo del territorio e ambiente, presieduta da Antonio Solinas (Pd).
“Rassicura – prosegue la nota – che il presidente Francesco Pigliaru, che aveva deciso di portare a tutti i costi il provvedimento alla discussione, nonostante le perplessità diffuse ai vari livelli pure istituzionali, abbia accolto la richiesta del suo collega di Giunta e si sia infine deciso di rimandare il testo alla Commissione consiliare. Il movimento ambientalista sardo l’ha raccomandato anche di recente, consigliando di non avere fretta e lo ha fatto contro uno schieramento a sostegno di una legge purchessia, come se la Sardegna fosse all’anno zero in materia di governo del territorio; una falsificazione che non ha fatto bene al confronto politico e ha impedito l’estensione del PPR alle zone interne sempre più in crisi”.
“Stupisce l’ostinazione delle più alte cariche della Regione a difesa, per oltre un anno, di un testo molto sbilanciato verso il mondo palazzinaro – si legge ancora nel documento della Consulta -. D’altra parte le revisioni nella fase finale, per quanto apprezzabili, paiono del tutto insufficienti ad assicurare la tutela dei beni paesaggistici. Con questo atteggiamento è stata aperta un’autostrada ai prossimi legislatori che volessero dare il via libera a nuove speculazioni nelle aree costiere; se costoro decidessero di partire dal DDL approvato nella primavera del 2017 provocherebbero un grande imbarazzo nella coalizione. Alla fine, in questo quadro politico più che confuso, che sembra utile far emergere il non detto a scapito delle posizioni ufficiali, salta all’occhio un dato politico inconfutabile: questa brutta bozza di legge risulta indigesta anche a coloro che più di altri l’hanno voluta e sostenuta. Il DDL, così com’è non piace a nessuno, men che meno al centrosinistra; tanto vale affossarla nei meandri della commissione. Alla luce di ciò ci sarebbe da chiedere: chi sono i veri No-isti?”.