Alla fine il signor Claudio Magenta da Courmayeur s’è dovuto mettere l’anima in pace. Avrebbe voluto sfruttare il Piano Casa varato da Cappellacci per ampliare l’amato buen retiro sull’Isola di Santa Maria, perla dell’arcipelago della Maddalena, ma l’ufficio regionale Tutela del paesaggio ha risposto picche. “Non so perché – dice Magenta, titolare di alcuni negozi d’abbigliamento storici sotto il monte Bianco -. Io sono residente a Santa Maria, è il mio paradiso. Fosse per me ci starei tutto l’anno ma, come si dice, si deve lavorare. Avrei voluto chiudere un terrazzino, fare una camera per i miei nipoti. E invece niente. Non sarà piaciuto il progetto, non so. Ad altri l’ampliamento è stato concesso, a me no. Ma va bene così”. Insomma: “Niente cemento”. Sarà perché la zona è a tutela integrale. O quasi. Perché ai vicini di casa del signor Magenta è andata un poco meglio. Sono Nicoletta Braschi e Roberto Benigni, che sull’isola hanno acquistato casa alla fine degli anni Novanta folgorati dalla bellezza selvaggia e incontaminata di quel rifugio isolato. Poche case, un hotel de charme, zero auto: a Santa Maria si arriva in elicottero o in barca. L’unica pecca: d’estate, la lunga spiaggia di sabbia bianca è invasa da orde di turisti portati dai barconi. Per il resto, un’oasi di pace. Dove qualsiasi colata di cemento dovrebbe essere bandita, come ha sperimentato il signor Magenta.
E invece il Piano Casa è arrivato anche a Santa Maria, quando Nicoletta Braschi ha avviato l’iter per l’ampliamento dell’immobile di proprietà a pochi passi dalla spiaggia e la “realizzazione di un locale accessorio”. Incassate le autorizzazioni nel 2012, sono partiti i lavori, “effettuati nel pieno rispetto dei vincoli esistenti – puntualizza Nicoletta Braschi a Sardinia Post – e dopo aver ottenuto il rilascio di tutti i permessi e nullaosta da parte degli enti preposti alla tutela degli stessi e senza che gli stessi enti evidenziassero alcuna criticità”. Sia chiaro: Braschi e Benigni hanno legittimamente domandato e gli uffici regionali concesso. Ed è sul comportamento di questi ultimi che sorge più di qualche dubbio. Ci si chiede, posto che gli interventi hanno ottenuto “tutti i permessi e i nullaosta”, come abbiano fatto l’ufficio tutela e la Soprintendenza al paesaggio a firmare i via libera in una zona a tutela integrale.
Tralasciando il fatto che nel 2016 la Consulta ha specificato come il Piano Casa non possa scavalcare norme sovraordinate come il Piano paesaggistico regionale, fa specie che “gli enti preposti alla tutela” del territorio abbiano potuto rilasciare autorizzazioni e nullaosta per nuovi interventi edilizi a fronte del vincolo di conservazione integrale e visto che l’intera isola ricade nel Parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, nel sito di importanza comunitaria ‘Arcipelago della Maddalena’ ed è ulteriormente tutelata con specifico vincolo paesaggistico.
Benigni e Braschi non sono certi gli unici vip che hanno colto al balzo le deroghe concesse dal Piano Casa ai ‘tirannici lacciuoli’ delle norme a tutela del territorio e del paesaggio, si parli di Ppr o Codice Urbani. Un poco più a sud, in quel di Porto Cervo, a beneficiare del ‘cemento a gogò’ fornito da Ugo Cappellacci, sono stati calciatori come Luca Toni e Angelo Domenghini e a Cala Granu ha ingrandito la sua villa sul mare Alberto Tomba. Non poteva certo mancare Silvio Berlusconi, mai pago delle 126 stanze distribuite in 4.500 metri quadri – oltre ad un parco di 120 ettari – di Villa Certosa, in quel di punta Lada a Porto Rotondo. L’ex presidente del Consiglio ha presentato regolare istanza al comune di Olbia per approfittare del Piano Casa e “realizzare fabbricati pertinenziali all’edificio padronale esistente”. La natura delle opere non è specificata, ma fa il paio con altri interventi, tra i quali “un frutteto di 35 per 75 metri” completo di “camminamenti in pietra basolo” e altri lavori minori. Infine, come riportato dalla Nuova, dal comune di Olbia Berlusconi ha avuto il via libera – Corpo forestale e Soprintendenza non si sono pronunciati – per la ristrutturazione di due ville confinanti con Villa Certosa acquistate sul finire del 2016.
Ancora più a sud, a Torre delle Stelle è di casa Pippo Baudo: villa a picco sul mare, di grande charme. Per l’ampliamento, arriva il Piano Casa. Così come a Santa Margherita di Pula, nella magione (ampliata) della giornalista Mediaset Stella Pende. Qualche chilometro più avanti, la splendida villa di Alessandro Benetton, affacciata sulla spiaggia di Tuerredda. Anche l’imprenditore veneto si è aggrappato al Piano Casa e ampliato l’immobile.
Ancora, tra i personaggi in vista amanti della cazzuola e del cemento in riva al mare compaiono l’oligarca russo intimo di Putin Alexey Mordashov, di stanza a Portisco, le industriali Margherita e Maria Gabriella Bianchi Fuchs (birra Forst e Menabrea) con villa a Liscia di Vacca, il proprietario della Mapei Carlo Rossi, l’armatore tedesco Friedrick Harmstrof Alanwick e Carl Horst Hahn, già general manager di Volkswgen, il manager della Philip Morris Jacob Everhard Heeringa, l’ex modella russa Irina Garber, che ha acquistato – e ampliato – la villa che fu di Marta Marzotto a Punta Volpe.
A scorrere i documenti non ci sono, chiaramente, solo i nomi di chiara fama, ma un esercito infinito di cittadini – come si vedrà più in particolare nei prossimi giorni – che dalla Regione e dai Comuni ha ottenuto, in barba alle norme di tutela della costa e in forza delle deroghe incostituzionali del Piano Casa, un perenne lasciapassare per le colate di cemento a due passi dalla battigia. O a un chilometro dal mare: il discorso poco cambia. Per finire, ai singoli cittadini si sommano alberghi e società private. Ai quattro angoli dell’Isola, come si vedrà sempre nei prossimi giorni.
Da Carloforte a Porto Raphael, da Villasimius a Stintino, dal 2009 al pronunciamento della Corte Costituzionale e oltre, il cemento ha regnato incontrastato. Così come gli appetiti fuori misura di alcuni nomi noti. È il caso di Marina Swarovsky, la ‘principessa dei cristalli’ proprietaria dell’immensa Villa Trinitaria, a Porto Rotondo. Beneficiaria del Piano Casa, nel 2013 ha dovuto aprire le porte di casa agli agenti del Corpo forestale che, su disposizione dell’allora procuratore capo di Tempio Domenico Fiordalisi, dovevano apporre i sigilli alla magione. Non contenta della cubatura extra concessa dal Piano Casa, l’imprenditrice aveva pensato bene di realizzare – raccontano gli uomini della Procura e le cronache – novanta metri quadri in più. È finita a processo.
Pablo Sole
(nella foto: San Teodoro, Cala Girgolu. Da Grig)